I portoghesi
Gaerea si ripresentano a distanza di circa due anni da
"Mirage" con il loro quarto full-length,
"Coma", rilasciato tramite la
Season of Mist.
Non sono mai stati dei blacksters ortodossi i portoghesi, anzi si sono sempre notevolmente dilettati con le melodie su un impianto ibrido Black/Death racchiuso dentro un involucro che tutto deve a una produzione moderna, deflagrante, nitida e cristallina, sia nei momenti più soft che in quelli muscolari.
Tuttavia, rispetto al precedente
"Mirage", qui la cesura con la fiamma nera tradizionale risulta maggiormente accentuata, presentando una produzione, se possibile, sempre più moderna e soluzioni stilistiche che si avvicinano alle fattezze del Death Metal melodico più orecchiabile; nella fattispecie mi viene da pensare vagamente ai
Dark Tranquillity della fase mediana, mi riferisco a quelli di
"Damage Done" (2002) e
"Character" (2005), soprattutto per l'alternanza di momenti limpidi e crudi, e per certi sperimentalismi; bensì sempre con quel sottofondo di malinconia suggestiva scaturente da un lirismo interamente raccolto nell'atto di introspezione del Sé.
Tuttavia, per quanto sicuramente sia un aspetto del tutto casuale, alcune soluzioni melodiche e la loro perfetta amalgamazione con quelle più aggressive mi ha richiamato anche agli estrosi finnici
Kalmah.
Ovviamente non è assente il Black Metal, con i suoi echi gelidi ben mimetizzati tra gli afflati più struggenti. In generale si fa riferimento alla scuola svedese di
Unanimated,
Dawn,
The Abyss, ecc.ecc., dove, altresì, vi si inseriscono varie ramificazioni moderne - forse qualcuna generata dalle attuali derive 'core -, oltreché un utilizzo accentuato delle dissonanze, come ormai sta diventando sempre più frequente (dai
Deathspell Omega in poi).
È un lavoro poetico in cui il sangue vivo del Sud Europa si avverte con prepotenza…
Un dramma dai contorni teatrali che talvolta prende pieghe sinfonico orchestrali – con rimandi alla tradizione norvegese –, ben bilanciato tra assalti frontali, momenti sospensivi, cori accattivanti, a volte disperati, con picchi commoventi scaldati al calor bianco.
È un album che in alcuni frangenti stupisce e lascia estasiati, sia per la potenza sonora che per l'abilità dei
Gaerea nell'omogeneizzare la molteplicità delle cromie che lo caratterizzano. Ma è soprattutto la grande capacità suggestiva dei musicisti, professionisti che interpretano realmente la propria musica, a lasciare il segno nella carne… Provate ad ascoltare l'opener o la
"Title-track"…
Tuttavia, nonostante
"Coma" sia in grado di stupire sotto determinati aspetti, in molti altri risulta un po' scontato, soprattutto nelle partiture più orecchiabili, dove tra l'altro infastidisce una matrice stilistica troppo derivativa.
Indubbiamente un lavoro curato e al di sopra della media che, nonostante ciò, a chi vi scrive non ha pienamente convinto.
A mio avviso un passo indietro rispetto al suo illustre predecessore.
Recensione a cura di
DiX88
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