Copertina 8

Info

Past
Anno di uscita:1990
Durata:51 min.
Etichetta:Chrysalis Records

Tracklist

  1. TATTOO
  2. HERE COMES TROUBLE
  3. GIMME SOMETHING SWEET
  4. IN THE END
  5. BACK TO THE WELL
  6. BOYS NITE OUT
  7. TRIBAL BEAST
  8. RED LIGHT ZONE
  9. DEVIL'S KISS
  10. DEAR PRUDENCE
  11. ONE BY ONE
  12. COLD HEART
  13. F'S NIGHTMARE

Line up

  • Jimmy Driscoll: vocals
  • Steve Durrell: drums
  • Eric Klaastad: bass, backing vocals
  • Adam Wacht: guitars, backing vocals

Voto medio utenti

Perché i Trouble Tribe non hanno avuto successo? O meglio, per quale ragione la loro fama è stata (troppo) fugace ed effimera?
Notando l’anno di pubblicazione del loro unico album, molti sarebbero portati a fornire la risposta più prevedibile all’annoso quesito, attribuendo ogni colpa all’imminente ciclone “distruttore” del grunge, ma ricordiamo anche come nel 1990, dopo la “sbornia” del decennio precedente, l’interesse del pubblico nei confronti del cosiddetto hair-metal cominciasse ad affievolirsi, affossato dalla stampa specializzata più modaiola ma anche logorato da un fenomeno musicale ormai congestionato e spesso diventato eccessivamente patinato e abulico.
Difetti che però non riguardano per nulla “Trouble tribe”, un disco che la band newyorkese intride di energia e vitalità, sfruttando in maniera assai efficace tutti i sacri dogmi del genere.
È sufficiente un primo contatto con l’opener “Tattoo” e con la successiva "Here comes trouble” (brani che beneficiarono di una certa popolarità, anche grazie a MTV) per rendersi conto quanto l’immarcescibile lezione impartita da Kiss, Winger e Dokken fosse stata felicemente assimilata da Jimmy Driscoll, Steve Durrell, Eric Klaastad e Adam Wacht, in grado attivare a suon di ritmiche pulsanti, chitarre assassine e cori adescanti tutti i gangli sensoriali degli estimatori del settore.
Il suadente tocco funk n’ blues di “Gimme something sweet” evoca gli Aerosmith, altri maestri indiscussi del rock duro statunitense, mentre con “In the end” e ”Cold heart” i Trouble Tribe dimostrano di saper trattare con innata perizia anche le atmosfere crepuscolari e passionali della power-ballad.
Grintose e accattivanti trame hard-blues caratterizzano “Back to the well”, e a chi predilige soluzioni espressive più dissolute e spensierate il quartetto americano dedica “Boys nite out”, per poi tornare, con “Red light zone”, “Devil's kiss” e la maggiormente "radiofonica” “One by one” a mescolare abilmente vigore, melodia e grandi refrain, sintonizzandosi su quelle frequenze soniche perfette per vagheggiare di corse sfrenate sulle highway degli States.
A completare il programma, oltre agli strumentali “Tribal beast” (che si riduce ad una serie di effetti “forestal-ferroviari”, in realtà …) e "F's nightmare”, arriva un eccellente remake di “Dear Prudence” dei Beatles, sorta di “ciliegina” su una “torta” musicale molto gustosa e coinvolgente, che anche in tempi di esorbitante stagflazione discografica merita di essere (ri)scoperto senza alcuna riserva.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.