Solo pochi mesi fa mi ero ritrovato a parlare del ritorno discografico degli
Holycide, recensendo l’EP “
Bazookiller”, ed eccomi di nuovo qui a parlare degli spagnoli, questa volta in occasione dell’uscita del loro nuovo full length “
Towards idiocracy”.
Come già detto nella precedente recensione, l’EP era solo un antipasto in attesa della portata principale, e così è stato. Nel tempo intercorso tra le due uscite, la band ha presentato ben tre singoli, cavalcando l’onda degli ultimi anni che tende a spoilerare gli album con una serie di singoli da dare in pasto alle nuove generazioni di internet, che, ormai è evidente, viaggiano ad una velocità differente risetto a quella di noi vecchi metallari brontoloni, e non riescono a stare senza cibo fresco da sgranocchiare, motivo per cui etichette e band hanno ormai da tempo adottato questa pratica, a dire il vero molto seccante. Ma è chiaro che non ci sia altro modo per non soccombere ai tempi lampo ed effimeri della rete…
È così, quindi, che dopo le tre uscite digitali, a distanza di una ventina di giorni l’una dall’altra, si arriva filmante al tanto agognato full length. In “
Bazookiller” avevo trovato una band in formissima, compatta, quadrata, che ci sputava in faccia quattro composizioni dai ritmi serratissimi, in piena linea con quanto proposto in passato. Se già in quella occasione avevo avuto modo di incensare le loro lodi, non posso far altro che confermare quanto detto allora: gli
Holycide scalano di diritto il podio delle nuove leve thrash metal europee, e non solo, e si confermano come una delle realtà più interessanti di questi anni. Il tutto grazie ad un livello compositivo sempre fresco ed in crescita, e un proprio stile ormai consolidato e ben riconoscibile, che raggiunge, in questo terzo full, la piena maturità.
“
Towards idiocracy” ci propone dieci inediti, quindi nessun brano è stato recuperato dall’EP, e parte alla grandissima con “
A.I. supremacy”, denuncia palese indirizzata alle nuove tecnologie, e “
Towards idiocracy, e la cosa bella è che continua imperterrito senza mezzo calo fino alla conclusiva “
Flamethrower ‘em all”. Le relativamente breve durata dei pezzi di certo aiuta l’ascoltatore, e i 39 minuti totali risultano perfetti per evitare che qualche filler allunghi inutilmente la zuppa.
Se aggiungiamo una produzione affatto plasticosa, potente e nitida, un bell’artwork di
Daemorph, autore anche della copertina dell’EP, e una cover degli Atrophy, di certo una delle influenze dei nostri, direi che tutti i tasselli sono posizionati al posto giusto.
“Ovviamente gli EP sono sempre lavori transitori, non c’è molto di cui parlare, quindi a questo punto non ci resta altro che avere un altro po’ di pazienza e goderci, tra un paio di mesi, il nuovo full length, che, se le premesse sono queste, si preannuncia un ottimo album.”
Con questa frase chiudevo la precedente recensione. Beh, non posso far altro che confermare che le premesse sono state mantenute in pieno!
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