Suonare Black Metal alla "vecchia maniera" nel 2024 è una operazione rischiosa: da un lato si rischia di essere solo dei nostalgici, alienandosi immediatamente le simpatie del pubblico usa e getta tanto di moda, dall'altro, invece, si corre il rischio di essere, banalmente, la copia, spesso sbiadita, dei grandi maestri di un tempo.
Non è questo il caso dei canadesi
Spectral Wound.
Il gruppo, senza dubbio, rivolge il suo sguardo al passato estremo delle scena svedese e di quella norvegese, ma riesce a trattare la materia con una forte personalità che, disco dopo disco, ha consentito ai Nostri di ritagliarsi un posto di preminenza in quella sorta di revival Black partito, più o meno, dieci anni fa, all'interno del quale si inserisce, anche, il nuovo lavoro,
"Songs of Blood and Mire", che, a mio parere, viene ad essere l'album più maturo e più coeso rilasciato, ad oggi, dagli
Spectral Wound.
Il nuovo parto, infatti, pur restando fedele al percorso del gruppo, risulta, al tempo stesso, più "melodico" e più feroce creando una perfetta armonia tra lo sferzante suono degli strumenti e la componente atmosferica in una sorta di matrimonio (nero) da brividi lungo la schiena e dall'evidente pathos epico che solca ogni brano dall'inizio alla fine di un disco che, e qui c'è una novità, mette in evidenza, sullo sfondo, una tendenza "punk / crust" capace di esaltare l'immediatezza del messaggio sonoro veicolato dagli
Spectral Wound.
Tutto il resto lo fanno la passione e l'attitudine, componenti che, soprattutto in questo genere di musica, sono fondamentali per mirare all'eccellenza, traguardo che
"Songs of Blood and Mire" raggiunge, con apparente facilità, grazie all'ispiratissimo songwriting che fa da base alle due caratteristiche sopra citate e contribuisce, ovviamente, alla riuscita di canzoni gelide, rabbiose, ed attente, come ricordavo prima, alla componente melodica, mai così significativa come in questo caso anche per merito di una registrazione cristallina, ma non laccata, che è merce rara per una proposta del genere.
Al quarto album, insomma, gli
Spectral Wound si confermano leader dell'estremo e, pur restando nell'underground, si pongono come pietra di paragone per il metallo oscuro, quello vero, quello che davvero alimenta una fiamma destinata, a quanto pare, a non spegnersi mai.
Il gelo, di nuovo, cala e la notte ha i suoi padroni.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?