Prosegue la lenta, inesorabile, discesa verso gli abissi più profondi da parte degli Häxenzijrkell i quali, con il nuovo lavoro "Portal", esasperano il loro messaggio ritualistico fatto di black metal rallentato e partiture drone/ambient, malato in ogni suo anfratto, ed estremo nella sua intima concezione.
I quattro brani dell'album (che raggiungono il loro climax nella eccellente "suite" finale di 13 minuti, vero e proprio manifesto di morte), tra chitarre dal suono lancinante, tastiere di burzumiana memoria, forti accenni doom, voci animalesche (vomitate dall'inferno), declamazioni di natura esoterica (sia maschili che femminili) ed inquietanti rumori "spaziali", ci conducono verso il nero più assoluto, senza fretta ma anche senza scampo, per mezzo, anche, di un suono "confuso", doloroso, perfettamente in linea con le intenzioni, putride e velenose, di un gruppo molto lontano dai riflettori e portatore, serio, di un verbo blasfemo.
Quella di "Portal" non è musica per tutti: non perchè sia complessa o contorta, anzi, ma proprio perchè gonfia di malattia e, francamente, dura da sopportare se non si è in sintonia con un suono così morboso e così scarno in grado, se assimilato, di entrarti nel cervello per farlo a brandelli e per poi sputarlo via.
L'estremo in musica passa, anche, dalle lente traiettorie di morte degli Häxenzijrkell: a voi coglierne il sapore marcio e dannato.