Ci fosse bisogno di giudicare questo promo unicamente in base all’estetica o alla disponibilità di note informative che lo accompagnano, i Burnin’Dolls ne uscirebbero davvero malconci. Infatti l’aspetto sciattamente minimalista del presente lavoro, farebbe pensare ad un frettoloso progetto adolescenziale messo in piedi più per divertimento che per reale convinzione. Inoltre non tutti purtroppo dispongono dell’allegro tempo libero da spendere in rete per capire almeno con chi si ha a che fare. E’ sacrosanto che a parlare per una band sia sempre la musica, però due righette anche a mano con i nomi dei componenti non sembrerebbe uno sforzo eccessivo.
Chiudo la parentesi da leggere in senso generale, nella speranza di non incrementare la fama di barboso pistino, anche perché devo aggiungere che questa è l’ennesima conferma di quanto nella realtà l’apparenza sia ingannatrice.
Per prima cosa, a seguito di una breve ricerca, i Burnin’Dolls sono risultati formati da musicisti veterani con bagaglio di esperienza piuttosto ampio, vista la loro militanza in svariate altre formazioni (Vicious Mary, Garden Wall, Rain, Broken Arrow), dunque dotati di uno spessore tecnico-compositivo di tutto rilievo. In secondo luogo i quattro episodi del cd si rivelano frutto di alcune intuizioni interessanti ed affatto scontate.
E’ piuttosto difficile collocare il gruppo in un preciso contesto stilistico, perplessità che in questo caso non indica un’identità confusa bensì la presenza di una certa imprevedibilità autonoma, sebbene il tipo di sound evidenzi una forte componente metal che tende alle configurazioni thrash più recenti, quindi con vari momenti di aggressività tecnica e serrata. Su tale base i Burnin’Dolls collocano una seconda vena di orientamento rockeggiante, talora spinta fino alla sua piena matrice settantiana come avviene marcatamente in “Hurricane scream”, dove cadenza e solismi trasmettono entrambi quel calore torrido sintomo di un classico hard rock old-school e dove compare perfino un minuscolo intermezzo dai contorni “spaziali”.
L’intreccio dei riffs blindati di ultima generazione con quelli più elastici dell’heavy ottantiano, le repentine giravolte ritmiche, il contrasto tra la bellicosa voce nu-metallica e quella squillante e leggermente retrò, la sottile vibrazione rock che affiora tra le linee di potenza, caratterizzano invece l’articolata “Courage and fear”, forse l’episodio che riesce ad evidenziare meglio l’attitudine trasversale dei Burnin’Dolls ed il loro ottimo bilanciamento tra elementi del passato e del presente.
Un ponte gettato tra modernismo e tradizione, una impostazione ibrida consapevole che presuppone la voglia di correre qualche rischio.
Ed il risultato nel complesso è buono, forte anche di una discreta freschezza, pur se al momento non sempre fluido ed amalgamato come sarebbe necessario. Lo prova un episodio come “Sauvage”, dallo sviluppo frammentato tra cambi di passo e contributi vocali femminili.
Quando però lo schema funziona si dimostra di grande efficacia, vedi la conclusiva “My enemy” nella quale il gruppo ripropone i temi complessi visti in apertura, inserendo anche importanti aspetti melodici e sottili vibrazioni progressive che si integrano perfettamente con la corrente principale dell’urto di potenza.
Dunque i Burnin’Dolls offrono la sensazione di poter costruire qualcosa di molto valido nel prossimo futuro, quando la loro proposta sarà giunta a completa maturazione. Li attendiamo con fiducia alla prova successiva, contando su una produzione migliore e magari anche sul rivestimento all’altezza del loro valore.

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