Vedi che cos'è che mi manda in bestia? Che poi queste bands, quando vogliono, la bella musica la sanno ancora scrivere. Che qui non si tratta più di saper suonare, il livello è ormai stabilizzato verso il medio/alto da un paio di decenni, ma parliamo di arrangiare, comporre, orchestrare. E tutte ste chiacchiere per un disco power metal!
Tornano gli austriaci
Dragony, già conquistatisi un angolino nel mio cuore per il precedente concept album su Francesco Giuseppe (leggete
QUI la recensione), e che riprovano a presentare la stessa formula: power metal pacchiano ma finalmente non troppo, ritornelli facili facili che si piazzano in testa, una bella produzione ed un mix delizioso ad opera del sempiterno Jacob Hanses,
et voila il dischetto metal innocuo ma che funziona, santiddio, funziona. La quota draghi e mutandoni di pelle è drasticamente diminuita, a dispetto del titolo, anche se dal vivo i Dragony 'non si fanno mancare niente', come ogni prodotto nato in seno a una certa Napalm, anche se qui siamo finalmente su SPV. Che dirvi? Certe canzoni semplicemente funzionano, come "
Dragon of the Seas", "
Dreamchasers", in cui quasi mi ricordano i Visions of Atlantis (che peraltro è il posto da cui proviene il nostro Siegfried Samer). E poi un tocco di musica classica con una magniloquente versione di "Dal mondo nuovo" di Dvorak nell'intro, cori opulenti in "
I'll Met by Moonlight", e così via fino alla fine.
Che dirvi? Un disco così, oggigiorno, va benissimo. E' metal, strizza l'occhio quanto basta alle playlist di Spotify, se vuoi puoi anche guardarlo perché ha un'identità visiva oltre che uditiva; certo non è un
Keeper e non lo sarà mai, ma quelli sono tempi che furono. Oggi come oggi, mi ci posso anche accontentare.
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