Provo una certa simpatia istintiva verso rockers che appartengono alla mia generazione, cosa spiegabile con il fatto che ormai siamo una minoranza di veterani sull'orlo dell'estinzione. Tra la moltitudine di persone che hanno cominciato ad interessarsi di hard'n'heavy negli anni '70 o subito dopo, sono state davvero poche quelle capaci di coltivarne la passione fino ad oggi senza farsi scoraggiare dai luoghi comuni sui raggiunti limiti di età o dalle problematiche della routine quotidiana. Un piccolo manipolo di personaggi, sottoscritto compreso, magari già con intere vite alle spalle ma in grado di vantare una cultura musicale nata nel periodo più libero e spontaneo nella storia del rock, quando con una sola parola si legavano insieme Deep Purple e Genesis, Pink Floyd e Blue Cheer, e così via.
Il preambolo non vuole essere un peana alla condizione di dinosauro musicale bensì la giusta introduzione ai Tornado, trio di scafati ultra-trentenni della Versilia, che in base all'anagrafe e ad un look non proprio all'ultima moda possono rientrare nella cerchia degli incrollabili sopravvissuti descritti poc'anzi.
Opinione sostenuta dal fatto che in due di loro mi sono già imbattuto pochissimo tempo fa. Infatti Cosimo Crott ed Andrea Bartelletti sono anche impegnati nei Bullet Train, formazione metal-prog di recente costituzione della quale ho recensito l'interessante demo "Davanti a questo specchio".
I Tornado si sono invece formati in tempi molto più antichi e la loro attività si è svolta in maniera assai più travagliata. Nati nel '91 con lo stesso schieramento di oggi, hanno avuto un percorso costellato di problemi, cambiamenti, scioglimenti e ripartenze, l'ultima delle quali avvenuta un paio d'anni fa proprio nella scia dell'entusiasmo per il progetto Bullet Train.
Il trio si auto-promuove come metal band thrash-core, ma la definizione è da accettare con elasticità. La loro proposta si pone a metà strada tra un classico e solido heavy metal ottantiano e la primissima scuola thrash bay-area. Diciamo un misto di Crossfire e Zoetrope, tanto per non fare i soliti nomi dei superbig.
Nel demo troviamo un sound chitarristico più roccioso che veloce, anche se non disdegna qualche spunto di accellerazione, una concretezza che evita complicazioni ultra-tecniche, nessuna violenza esasperata secondo i canoni moderni ma una corrente rabbiosa che ancora una volta ci riporta alla prima metà degli '80. I brani hanno discreta scioltezza e buona esecuzione che evidenziano la lunga militanza accumulata dal terzetto, però si mostrano anche leggermente carenti sotto l'aspetto della personalità.
Episodi come la marziale e cadenzata "Colui che è dannato" o il tiro "speed" di "Scappa dalla caserma", risalente agli esordi del gruppo, non mancano di grinta ed aggressività ma non riescono a trasmettere quella particolare brillantezza che oltrepassa il livello medio del genere.
Un po'più incisivi i sette minuti di "Nazisti fottuti", frazionata in diverse sezioni di impatto differente, ed anche la conclusiva "..E ancora rabbia", altra composizione molto datata, che unisce positivamente ritmo sostenuto e vocals astiose ma orecchiabili. Infine "Deviante" è una traccia piacevole ma decisamente più orientata sul versante hard rock, con qualche vibrazione funkeggiante, quindi slegata dal resto del lavoro e magari ipotetica base di lancio per futuri sviluppi in questo senso.
Visto che il batterista/cantante Cosimo Crott sceglie per i Tornado la medesima soluzione già vista nei Bullet Train, cioè il cantato in italiano, spendiamo qualche parola sulla componente vocale e sui testi.
Confrontando le due formazioni si nota che nei Bullet Train l'uso del nostro idioma evoca piacevoli ricordi del prog-rock settantiano di casa nostra, mentre il presente ambito thrash è fortemente legato al linguaggio anglo-americano così da non permettere di ottenere il medesimo effetto positivo.
Trovo quindi adeguata la decisione dei toscani di preparare al più presto una versione inglese di "Rude demo".
Le tematiche dei testi vertono su argomenti politico-personali, con tutte le conseguenze che comportano. I Tornado hanno la maturità adulta per sostenere senza ambiguità posizioni anche scomode su argomenti delicati come i rapporti col mondo islamico o il giudizio sull'epoca del nazi-fascismo, soggetti di grande attualità. Troviamo però altre liriche che pagano il fatto di essere state scritte molto tempo fa ed hanno perso buona parte del loro significato, vedi quella sul disagio della leva obbligatoria.
Tirando le somme abbiamo un onesto lavoro nel quale pregi e difetti si bilanciano quasi alla perfezione. I Tornado mettono a frutto tutta l'esperienza ed il mestiere che hanno a disposizione, ma è proprio da gente come loro che è lecito pretendere qualcosa di meno prevedibile.
C'è comunque da considerare che i brani del demo fanno parte del repertorio passato della band, ora impegnata nella preparazione di nuove canzoni che faranno parte di un'album completo. Lo attendo con curiosità, nella convinzione che si rivelerà di caratura superiore rispetto al presente demo.
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