Non serbavo particolari ricordi del debutto (“
Point break” del 2022) degli
Hydra ed escludendo (ne va della mia “reputazione” di meticoloso
rockofilo … ma mi riprometto di verificarlo con un pronto “ripasso” …) un ascolto poco attento, non mi rimane che propendere per l’ipotesi che gli svedesi abbiano incrementato a dismisura le loro prerogative espressive, riuscendo ad affinare l’amalgama e a mettere a frutto in maniera davvero efficace il loro importante
background professionale.
Parliamo infatti di un’alleanza tra
Henrik Hedström (First Signal, Angelica),
Daniel Flores (Find Me,
First Signal, …),
Jonny Trobro (First Signal, Find Me) e
Andi Kravljaca (Aeon Zen, Seventh Wonder, Departure), tutta “gente” che l’
hard melodico lo conosce piuttosto bene e in questo “
ReHydration” dimostra pienamente tutta la sua preparazione e la sua spiccata vocazione alla materia.
Per apprezzare tale maestria è necessario essere fans, innanzi tutto, dei Toto (del resto, il
monicker della
band fornisce qualche indizio in merito …) e di conseguenza, vista anche la nazionalità dei nostri, anche di Work Of Art e State Of Salazar, a cui si aggiungono pure i Last Autumn’s Dream nei frangenti maggiormente “grintosi” e Journey-
eschi.
Una volta circoscritto il raggio d’azione specifico dell’opera, all’interno delle tante preziose sfumature del settore, non si può che infervorarsi per la melodia cristallina e arrembante di “
We belong”, gli sfarzosi chiaroscuri di “
Marionette”, per il soffice reticolo
adulto di “
Still the same” o ancora per il crescendo incalzante di “
Eye of the storm”, autentici concentrati di perizia tecnica ed espressività musicale.
Non sono da meno “
Made up stories” (con le sue suggestive stratificazioni di tastiere) e le pastose ed avvolgenti “
Clown without a circus” e “
Two of a kind”, mentre “
I remember” è semplicemente un piccolo gioiellino di
pomp-rock, fomentato da uno sgargiante ritornello.
L’energia sofisticata di “
Out in the cold” alimenta ulteriormente il flusso imperioso di buone vibrazioni, le quali diventano squisitamente passionali nel clima soffuso di “
Love remains” e nella struggente “
Me minus you”, degna conclusione di un albo davvero appassionante e coinvolgente.
Alla luce di tutte le succitate notazioni, mi sento di considerare “
ReHydration” degli
Hydra una delle “sorprese” più belle di questo 2024, un disco dallo spiccato valore artistico (addirittura superiore, benché adori letteralmente la voce di
Robbie LaBlanc, a quello del pur ottimo “
Nightbound” dei “consanguinei” Find Me …) che merita un’ampia e convinta considerazione da parte di tutti gli estimatori del
rock forbito e satinato, dalle peculiarità emotive senza tempo.
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