Ormai divenuto una one man band, il progetto
Ashtar, guidato dalla graziosa
Nadine Lehtinen, torna sul mercato con il suo quarto full-length:
"The Return of the Frozen Souls", rilasciato proprio in questi primi giorni di ottobre 2024 tramite la
Northern Fog Records.
Ashtar prosegue con la sua miscela di Black / Doom ascrivibile a quel novero di gruppi che ripresero e ampliarono, per esempio in Finlandia, gli spunti Doom e atmosferici, con l'ampio utilizzo anche di mid tempo, che ben caratterizzava alcune dinamiche della musica dei
Beherit del '93, quelli di
"Drawing Down the Moon" (a onor del vero, nel medesimo anno vi erano anche i greci
Necromantia a sperimentare in tale direzione), sulla scia, per esempio, degli
Wyrd (in particolar modo i primi LP) e dei
Barathrum. Gli
Ashtar, a mio avviso, sono da ricondurre maggiormente ai Barathrum, pur senza i medesimi parossismi di intransigenza e cultura del lo -fi. Affermo ciò, soprattutto, per la vena propriamente nera che contraddistingue la proposta di
Nadine, non indugiante in troppe velleità melodiche – pur presentandole – come invece è il caso degli Wyrd, o ancor di più dei
Dolorian.
La svizzera riesce comunque sia a condensare all'interno della propria opera molteplici sfaccettature: il Black / Doom seminale, asfissiante e oscuro che in taluni frangenti assume corposità Sludge, accompagnato da uno scream lancinante intrecciato con un orientamento demonico sacrale dai connotati talvolta naturalistici; aggiungendo così all'insieme un novero di suoni limpidi e armonici che, amalgamati alla perfezione, dipingono paesaggi tanto inquietanti quanto suggestivi. Suggestioni che in alcuni frangenti assumono vesti struggenti e dai sentori DSBM; questo per mezzo dell'adozione di un certo registro di linee vocali, oltreché per una certa strutturazione dei costrutti strumentali maggiormente cadenzati.
È cosa sicura che sia l'oscurità e la malvagità ad avvolgere l'opera, bensì sotto traccia fluisce perfino un sentore di romanticismo che, personalmente, ho particolarmente gradito (
"L’âme Perdue", giusto per porvi un esempio).
"The Return of the Frozen Souls" è un disco davvero ben riuscito… Certo, per apprezzarlo, si deve essere dotati di un'attitudine "differente"... quella che le grandi masse mai hanno posseduto, e mai potranno acquisire.
Recensione a cura di
DiX88
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