Il nome della
band, e l’eponimo titolo del suo debutto discografico, ha un che di “viziosetto”, ma in realtà queste undici canzoni costituiscono un vero “luogo del piacere” per chi venera quella musica raffinata, cristallina e vellutata che prende il nome di
Adult Oriented Rock, una “roba” che semmai può essere adatta agli animi romantici, prima ancora che a quelli più licenziosi.
Un suono per chi scrive immortale, per soluzioni artistiche ed efficacia emotiva, nonostante le sue peculiarità siano fatalmente “nostalgiche”, dacché ha avuto il suo momento di maggior fulgore negli anni ottanta e i suoi recenti alfieri finiscono, chi più e chi meno, per rivolgersi proprio ai leggendari eroi di quell’epoca aurea.
E allora diciamo subito che i
Pleasureland s’ispirano pesantemente ai maestri statunitensi del genere (Journey e Toto, soprattutto) e che poi, essendo svedesi, colorano tale vocazione con un approccio tipicamente nordico (dagli Alien fino ai Work Of Art).
Fin qui nulla di particolarmente sorprendente, condividendo con molte altre formazioni gli stessi numi tutelari, i quali però non sempre vengono assorbiti con la sensibilità necessaria per concepire un
songwriting intriso dai “classici” e ciononostante coinvolgente e vivace.
Forti di una preparazione tecnico / interpretativa di grande livello (arricchita da ricercati impasti vocali in cui la laringe prioritaria di
Björn Segerblad è ben supportata da quella di
Jonna Sailon), i
Pleasureland dimostrano così di saper trasformare il “già sentito” in qualcosa di estremamente gradevole, grazie a classe endemica, maturità espressiva e ad una spiccata capacità nello sfruttare formule sonore codificate e popolari rendendole un persuasivo mezzo comunicativo.
Trovare un brano “debole” in questi tre quarti d’ora abbondanti di sollazzo melodico è veramente complicato: dalle armonie satinate di “
Before I die” al ritornello accattivante di “
Mr. Jackson”, l’opera non delude neanche per un attimo chi ama queste sonorità e non potrà, pertanto, che fremere pure per l’aulica spigliatezza di “
Hardly believe it”, “
City of rain”, "
King of confusion” e “
Hate stronger then love”, il graffio notturno di “
The game” e “
White light” o ancora per la languida eleganza di “
Right before my eyes” e della favolosa “
Waiting in the wing”.
Agli estimatori dell
’AOR “tecnologico” venato di
funky è infine dedicata la
cover degli Habit “
Shotgun city”, un prezioso complemento al delizioso programma di “
Pleasureland”, un disco che rappresenta veramente un’esperienza di rigenerante benessere emozionale, da prescrivere senza remore a tutti i cultori del settore.
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