Gli appassionati di metal estremo, e nello specifico dell'Hellenic Black Metal, conoscono certamente la leggendaria figura di
Jim Mutilator, fondatore con i fratelli Tolis, dei Rotting Christ, ed artefice, dunque, della nascita della meravigliosa scena greca.
Un nome, quello del nostro, rimasto nel cuore di tanti seguaci della fiamma nera i quali, come il sottoscritto, avevano accolto con interesse l'esordio degli
Yoth Iria, nuova band di
Jim il quale, nell'occasione, era accompagnato da un'altro personaggio fondamentale della scena come George Zacharopoulos (The Magus), e che oggi, con altrettanto fervore, accolgono il secondo lavoro del gruppo,
"Blazing Inferno", rilasciato dalla
Edge Circle Production.
Non ho usato la parola "gruppo" a caso dal momento che gli
Yoth Iria si sono trasformati, nel frattempo, in una vera e propria band, all'interno della quale ogni musicista ha, con evidenza e personalità, messo del suo, sebbene si senta lontano un miglio l'estrazione musicale di
Jim Mutilator e sebbene
"Blazing Inferno" sia un perfetto esempio di Hellenic Black Metal.
Il nuovo lavoro dei greci non può non richiamare alla mente i Rotting Christ (sarebbe stato strano il contrario) e le otto canzoni che lo compongono risentono fortemente dei lavori di Sakis Tolis, soprattutto quelli del periodo "Aealo" (quindi particolarmente "adatti" a chi non ha apprezzato le evoluzioni recenti dei Rotting Christ stessi), puntando, con decisione, su un suono epico, melodico ed oscuro in grado di tracciare linee sonore dal forte potere evocativo che sono magnificate da una produzione eccellente e da una componente "classica", nel senso di heavy tradizionale, molto marcata e ottimamente integrata con la maestosità dell'album.
"Blazing Inferno" è un lavoro con il quale si va sul sicuro, è un'opera in cui gli estimatori del genere troveranno tutto al proprio posto: dalle melodie, ai richiami folk, passando per il riffing armonico e le atmosfere "abissali", fino ad arrivare all'alternarsi di up tempos fomentanti e sparate in doppia cassa, tutto, dicevo, è come ci si sarebbe aspettato dovesse essere, e questo, in parte, può essere deludente per chi cercasse evoluzione o qualcosa di differente dalla tradizione, ma, al tempo stesso, questa amalgama sonora, suonata con grande perizia e con il basso di
Jim in grande evidenza, ci riporta indietro nel tempo e non delude minimamente perchè la qualità è comunque alta e, se non possiamo parlare certo di originalità, la soddisfazione sarà comunque garantita per ogni nostalgico di un suono immortale ed inimitabile che, personalmente, adoro in maniera quasi morbosa.
Come chiudere in modo efficace il mio discorso?
Molto facile:
Non Serviam!
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