Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2024
Durata:50 min.
Etichetta:Dark Descent Records

Tracklist

  1. BEGRIME JUDAS
  2. OPHIDIAN STRIKE
  3. L.O.T.P. - VOMIT VOMIT VOMIT BASTARD
  4. PRECIPICE OF FIRE
  5. SIPS OF SARIN
  6. SCAVENGERS OF VENGEANCE
  7. MOMENT OF MANIA
  8. BLEED ON MY TEETH

Line up

  • Jaded Lungs: vocals
  • S. Assassinator: guitars
  • R.C.: guitars
  • T: bass
  • D. Molestör: drums

Voto medio utenti

Ben venticinque anni sono passati dall'ultima prova in studio degli inglesi Adorior, intitolata 'Author Of Incest'. La band nasce nel 1994, ma da quell'anno ad oggi sono stati solo tre i full length che il quintetto proveniente dal Regno Unito ha saputo regalarci. E se parliamo di un mondo musicale che già prima cambiava molto velocemente, basti pensare che il debut album risalga al 1998 mentre il secondo al 2005, risulta più facile vedere come oggi questo cambiamento sia ancora più repentino e veloce. Si diversifica il mondo attorno a noi, le proposte musicali, i generi, ma in questo senso gli Adorior non hanno mosso neanche un passo in avanti verso un qualsivoglia mutamento o modifica del loro death/speed metal. Ma questo penso fosse stato già messo in chiaro dall'esplicita copertina, che sicuramente lascia poco alla fantasia verso ciò che si andrà a sentire.

Le influenze sono sin dal primo momento riconoscibili, dal thrash metal di scuola tedesca degli anni 80', in particolar modo dei primissimi Kreator a cui, sia a livello di riffing (vedasi 'Sips Of Sarin') che di vocals a cura di Jaded Lungs, tutti fanno chiaro riferimento. E se si pensa subito a dischi come 'Endless Pain', il paragone è quasi immediato. Vi vedrete trascinati in un uragano di violenza sonora, con qualche piccolissimo accenno di melodia, ma per la stragrande parte dell'ascolto non c'è una singola pausa o rallentamento, con la voce estremamente acida e graffiante di Lungs a farla da padrona anche nei momenti meno scatenati, come su 'Precipice of Fire'. E' forse proprio la costante presenza della cantante ad essere eccessiva e a rendere poco omogenei i vari pezzi, non passano secondi dove sia costantemente presente, quando invece sarebbe meglio lasciar spazio alle chitarre, che hanno comunque il loro giusto spazio, ma a volte sembrano oscurate. Un difetto che invece gli Adorior si portano dietro sin dal debut album è quello di allungare alla dismisura le loro canzoni, passando fra i cinque e i sette minuti, veramente troppi contando che, tagliando di due minuti qua e là, sarebbe uscito sicuramente un disco molto più 'digeribile' in termini di ascolto.

Non mi sento di bocciare un disco che, comunque, riesce a portare la sua più che larga sufficienza a casa, ma certo è che in questo lasso di tempo gli Adorior non sembrano esser stati capaci di imparare da alcuni piccoli errori già presenti nelle loro release di (molti) anni fa. Testardi e caparbi, sicuramente dei pregi, ma fino a un certo punto.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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