Copertina 4

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:37 min.
Etichetta:Independent
Distribuzione:Grand Sounds PR

Tracklist

  1. BEGINNING
  2. TIME, DON'T SAVE ME
  3. END
  4. WITH A DEAD SOUL
  5. WASTE AWAY
  6. DRIED PETALS
  7. SHELLS

Line up

Non disponibile

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Unwelcome Soul è una one man band dedita al Black metal e delle cui generalità – in piena tradizione misantropica – non si ha alcuna notizia; se non che al momento, con tale moniker è stato rilasciato a luglio 2024, in via indipendente, il primo full-length: "Dried Petals".

Duole dirlo, ma "Dried Petals" è proprio un prodotto pessimo… In ogni caso vedremo di soffermarsi sul perché di questa affermazione.
Quel che il progetto Unwelcome Soul propone è un Black Metal che presenta, da un lato, un aspetto duro e ortodosso, frequentemente contaminato dal Thrash /Death dalle tinte oscure proprio di band quali i Possessed, i Sarcófago o i primi Kreator; dove vi si ritrova anche la classica dizione super veloce portata in auge dal buon vecchio Araya al tempo che fu, e poi ripresa da tutti i gruppi, compresi quelli appena menzionati. Dall'altro lato, invece, abbiamo una dimensione atmosferica, talvolta particolarmente melodica, spesso ricercante punti di contatto con un fronte più sperimentale. Addirittura, nella conclusiva "Shells" possiamo rinvenire una partitura stile Electro music.
Fin qui, forse, non vi sarebbe niente da obbiettare. Il problema è che siamo di fronte a un disco estremamente disorganico, dove il centro non riesce a contenere le innumerevoli istanze che lo compongono; le quali, al contrario, appaiono tra loro quasi integralmente disarticolate. Inoltre, pressappoco tutto ciò che è contenuto in questo LP rasenta la banalità: a partire dalle scelte ritmiche, dai riff scontati, ruffiani e talvolta ridicoli ("Time, Don't Save Me").
I suoni sono scadenti, frutto di una produzione tra il lo-fi (cosa più che positiva) e il rumore di plastica, risultando nell'insieme tuto assai sgradevole. Lascia quasi sorgere il dubbio perfino dell'autenticità dei vari strumenti… Cosa che si potrebbe, parzialmente, perdonare, sia chiaro, se la resa sonora non lasciasse pensare a un insieme di campionature già pronte e mal assemblate.

Con grande dispiacere devo caldamente invitarvi a stare alla larga da "Dried Petals"

Recensione a cura di DiX88

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