Recensione “complicata” … dal connubio
James Christian /
Mark Mangold (senza dimenticare l’affidabile contributo di
Jimi Bell), mi aspettavo davvero molto.
Una
partnership, come dichiarato nella disamina del precedente “
Saints and sinners”, che, magari dopo un minimo di assestamento, avrebbe dovuto garantire la realizzazione di una “bomba sonora” in grado di sbaragliare la concorrenza di ogni ordine e grado.
E invece “
Full tilt overdrive”, seconda prova della rinnovata formazione degli
House Of Lords, non arriva a raggiungere lo sperato risultato, pur essendo ancora una volta una chiara dimostrazione di talento ed esperienza.
Non è sufficiente, infatti, una manciata di canzoni di buon livello per imporsi sull’agguerrita concorrenza della scena melodica contemporanea, e anche il cantato di
Christian (forse anche a causa dei suoi problemi di salute, tali da limitare l’attività
live della
band), sebbene sempre ben oltre la completa rispettabilità, appare appena meno efficace del solito.
La scelta di diversificare il suono, indurendolo (“
Crowded room”) e rendendolo più “moderno” e sinfonico (“
Not the enemy”) mi ha francamente lasciato più di una perplessità, e anche certe situazioni espressive maggiormente “familiari” e melodiche (la Kiss-
esca “
Bad karma”) finiscono per non essere totalmente all’altezza del prestigioso
songbook del gruppo.
Concentrandosi invece sulla porzione migliore del disco, diciamo che “
Cry of the wicked” piace in particolare per la sinuosa struttura armonica e per il
refrain seducente, sottolineiamo come "
I don't wanna say goodbye” sappia essere struggente senza ricorrere a leziosità eccessive, accogliamo "
Still believe” e la vagamente Def Leppard-
iana “
State of emergency” nel novero dei pezzi dal contagio istantaneo e, soprattutto, rileviamo la suggestiva magniloquenza di “
Castles high”, nove minuti di sontuosa epicità.
Aggiungiamo un’impetuosa
title-track e l’ombrosa “
You're cursed”, che però per certi versi sembrano più vicine a Deep Purple e Rainbow che alla nobile “storia” degli
House Of Lords, ed una "
Taking the fall” che tenta in qualche modo (un po’ gigionesco) di replicare i fasti di “
Can't find my way home” (la fortunata
cover dei Blind Faith inclusa in “
Sahara”) ed otteniamo un
album complessivamente piuttosto godibile, ma, lo ribadisco, al di sotto delle (eccessive?) aspettative.
Attendere (ancora una volta) la “vera” sublimazione dei “nuovi”
House Of Lords, delusa in questo “
Full tilt overdrive”, rimane così l’ultima fiduciosa considerazione della disamina, convinti che da personalità musicali di questo spessore non si possa “pretendere” niente di meno che la piena eccellenza.
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