Gli americani (di Cleveland)
Burial Oath giungono al loro terzo album di lunga durata proseguendo un cammino artistico, per adesso, vissuto ai margini della scena estrema ma, non per questo, in una dimensione priva di valore.
"The Cycles Of Suffering", infatti, rappresenta, senza ombra di dubbio, il miglior lavoro del gruppo (fino ad oggi) in quanto decisamente più centrato rispetto ai suoi predecessori e, soprattutto, in grado di descrivere splendide traiettorie all'interno del variegato "pianeta" del Melodic Black Metal, ambito nel quale i
Burial Oath si muovono, oggi, con maestria e notevole preparazione.
L'aspetto migliore del nuovo lavoro, manco a dirlo, sono le
melodie che il quartetto riesce a comporre, con un occhio rivolto verso la Svezia degli anni '90 e con un altro girato, invece, ad osservare le evoluzioni più moderne del Black Metal, per riuscire ad ottenere, alla fine, un suono tagliente, violento e, senza dubbio freddo, ma, al contempo, evocativo ed affascinante per i suoi sapienti intrecci armonici e per il suo saper toccare le corde più emotive del nostro animo.
Quella dei
Burial Oath è una proposta estrema, certo, ma dall'appeal "semplice" e diretto perché capace di restare in testa sin dai primi ascolti, come potrebbe essere per gente tipo Kvaen o Kanonenfieber, giusto per fare due nomi, e, soprattutto, ricca di emozione e di una potente spinta dai toni epici e maestosi che dipinge scenari immensi e notti stellate, silenziose, di fronte ai nostri occhi ricordandoci, qualora ce ne fosse bisogno, che il Black Metal sa essere, anche, poetico e carezzevole, nonostante il suo spirito misantropico ed elitario.
Spirito che ritroviamo, indubbiamente, tra le note di questo album e che anima la scrittura dei
Burial Oath autori, a mio avviso, di quella che sarà una delle
migliori uscite dell'anno in ambito "melodic" sebbene, come spesso accade, saranno in pochi ad accorgersi di questo strepitoso lavoro poiché inesorabilmente "persi" dietro ai dinosauri o, peggio, alla mercificazione artistica oggi imperante, una uscita, quindi, che vi consiglio caldamente di non lasciarvi sfuggire per viverne, con forza, la struggente bellezza e la sua brutalità, dilaniante e "orecchiabile" che si scioglierà in una colata di metallo nero ed incandescente.
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