I norvegesi Hjemsøkt, capitanati dal prode e attivissimo Peregrinus (Unholy Craft, Solus Grief, Kvad e molti altri progetti), dopo il buon EP del 2023, "Mystikk og mørke", giungono, in questi giorni di novembre 2024, a tagliare il traguardo del loro primo full-length: "Om Vinteren, På En Sort Trone", rilasciato sotto l'egida della Purity Through Fire.

Gli Hjemsøkt si mantengono fedeli alle coordinate tracciate con l'EP di esordio, bensì qui la componente Viking, pur restando presente, appare smussata, e quasi costantemente contenuta nei cardini di un Black metal furioso, caotico, gelido e dai suoni estremamente crudi.
Prevalentemente è a gruppi come gli Enslaved dei primi LP, agli Helheim e ai Borknagar dell'omonimo debut (1996) a cui si deve guardare; dove comunque sia trovano spazio alcune influenze melodiche dei Satyricon e contorni Dark ambient che portano con sé l'eredità del Conte (si pensi alla strumentale ambient "Skogen & amp; Tjernet").
Indubbiamente non è una proposta che brilla per originalità o per qualità di songwriting eccelse, tuttavia mantiene un forte impatto sonoro ed emotivo; scagliando una vera e propria tempesta di ghiaccio in pieno volto a chiunque vi si accosti. Molto riuscito risulta il dualismo dicotomico tra la furia polare, di cui abbiamo appena fatto menzione, e i sentori eterei passanti sia da alcune sonorità limpide, dai contorni sacrali, che da linee vocali sulla medesima scia – pur non non innovando alcunché, restando nei sentieri già tracciati da molte altre formazioni.
Probabilmente l'album soffre di alcune imperfezioni esecutive, di cui talvolta si ha la sensazione che non sia cosa voluta (come invece di frequente avviene); in ogni caso nel Black non è questo che conta, lo sappiamo bene.

"Om Vinteren, På En Sort Trone" è un disco onesto, refrattario ad ogni forma di innovazione: selvaggio, nero, così gelido da bruciare la pelle.
Un militante della vecchia guardia non potrà non apprezzare la dedizione alla causa portata fedelmente avanti da Peregrinus.