Gli svedesi
Carnal Savagery, a distanza di meno di un anno da
"Into the Abysmal Void", ritornano sorprendentemente (anche se la stessa cosa era avvenuta nel 2022) con un nuovo full-length, proprio in questi giorni di fine novembre 2024:
"Graveworms, Cadavers, Coffins and Bones", rilasciato sotto l'egida della
Moribund Records.
"Graveworms, Cadavers, Coffins and Bones" è un classico disco di old-school Death metal di matrice svedese che poggia le sue basi sul sound strutturato negli anni '90 da
Entombed,
Dismember e
Desultory, riadattato in chiave moderna. Questo grazie anche a una produzione nitida, potente e al passo con i tempi, pur senza distaccarsi di lunga misura dal sound tradizionale.
L'album scorre che è una meraviglia: tra assalti furiosi, dove viene sempre mantenuto un certo groove e un'innervazione melodica ben distinguibile; dinamiche che alternano velocità e rallentamenti, in cui le doti armoniche del gruppo si avvertono con ancora più forza, dando luogo perfino a dialoghi in fase solista davvero notevoli. Mentre, in altri frangenti, gli svedesi si inoltrano in sentieri limitrofi al "Doom", con armonie sinistre ricche di tritoni richiamanti in parte gli
Slayer di
"South of Heaven" (1988) e
"Season in Abyss" (1990), oltreché i
Morbid Angel di
"Blessed are the Sick" (1991). Costruzioni più lente, dense in ogni caso di vari mid tempos rocciosi che garantiscono l'effetto tritaossa, come avviene in
"Carnal Blasphemy" per esempio, o nella devastante
"Title-track".
Quello che personalmente ho trovato di gran lunga gradevole è che, nonostante le varie sfumature di cui i
Carnal Savagery sono portatori, riescono a rimanere sempre all'interno del perimetro della forma canzone, con costrutti tutto sommato lineari, di facile assimilazione benché mai banali.
I brani tendono a rimanere impressi velocemente, sia quando i ragazzi decidono di pestare a oltranza – grazie anche a qualche influsso Melodic death (
"Nailed to the Cross", o l'altalenante
"Gallery of Flesh" rappresentano, a tal proposito, due esempi calzanti) –, che quando si dilettano sulle strutture più opprimenti e malsane a cui facevamo riferimento poc'anzi.
"Graveworms, Cadavers, Coffins and Bones" ci sbatte in faccia 35 minuti di Death metal suonato con grande maestria: potente, feroce, melodico quanto basta per imprimersi nella mente; e con arrangiamenti tanto semplici quanto di sicura efficacia.
Gli svedesi prediligono la concretezza ai giochi di prestigio… E così deve essere. Particolarmente emblematica, riassuntiva di quanto appena affermato, risulta essere la mazzata nei denti di
"Burnt to Death".
Recensione a cura di
DiX88
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