In un “campionato” in cui i fuoriclasse si chiamano Eclipse, Nestor e Remedy, non è facile scendere in campo con la giusta determinazione e una necessaria “brama” d’affermazione, ma se cercate qualcuno che è consapevole dei suoi mezzi e non si sente per nulla sconfitto in partenza, direi che i
Nationwide potrebbero rappresentare un nome appropriato su cui puntare.
Il “torneo” di cui parliamo è ovviamente quello inerente l’
hard melodico scandinavo, ambito in cui “
Echoes” si dimostra un valido
competitor, magari non ancora del tutto pronto per conquistare la vittoria finale e tuttavia assai attrezzato per creare più di un “grattacapo” ai favoriti della contesa.
Formata nel 2023 da
Carl Berglund e
Peter Ledin, la
band viene poi completata dal bassista
Mikael Hagström (ex Age of Reflection), dal batterista
Richard Holmgren (ex Scaar, Grand Design, Wolf) e dal cantante
Daniel Groth, e scoprire che l’album di debutto (autoprodotto) è stato
mixato e masterizzato da un “certo”
Erik Martensson, sebbene metta un po’ in difficoltà la metafora sportiva (il supporto di un celebre e diretto “avversario”, per quanto verosimilmente ben retribuito, non è esattamente una consuetudine da quelle parti …) con cui ho deciso d’impostare questa disamina, aggiunge ulteriore professionalità ad un progetto musicale che appare fin dal primo contatto pregno di maturità artistica e di cultura specifica.
Eh già, perché “
Echoes” è un eccellente concentrato di tradizione melodica nordica, capace di soddisfare pienamente gli estimatori del genere attraverso canzoni concepite con innato buongusto e realizzate con la sensibilità e la perizia tipiche delle formazioni che proliferano senza soluzione di continuità nei pressi del
Circolo Polare Artico.
Una discreta varietà di soluzioni espressive contribuisce a rafforzare l’ammirazione per il gruppo e soprattutto a non “annoiare” un astante che viene istantaneamente bendisposto all’ascolto grazie alla contagiosa affabilità di “
Fade away”, al grazioso tocco Journey-
esco concesso all’appassionata “
Dreams” e alla struttura armonica adescante di “
Can't get over you”, in grado di mettere a frutto la lezione impartita da Danger Danger e The Defiants.
Con “
Without you” le luci si abbassano e l’influsso dell’
AOR yankee si fa addirittura più pressante, e se la faccenda si dimostra comunque tutt’altro che caricaturale è solo perché i
Nationwide conoscono assai bene la “materia” e sanno trattarla con competenza e classe anche nelle successive “
In your eyes” (deliziosa) e “
Passion ignite” (bella grintosa), altri due momenti di notevole pregio all’interno di una scaletta pressoché priva di controindicazioni.
Difficile, infatti, non appassionarsi pure per le pulsazioni seducenti della
title-track dell’opera, per il “tiro” garbato e sfarzoso di “T
he one” e per il romanticismo di “
The last goodbye”, forse in assoluto un po’ troppo “prevedibile” nello sviluppo sonoro e non per questo molesto o eccessivamente stucchevole.
La coinvolgente vivacità (dagli accenti canori vagamente
soulful) di “
Reason” e il pieno sconfinamento nell’
hard-rock di “
The other side” accrescono ulteriormente il valore di una squadra che con le sue canzoni ammalianti e incisive ottiene un prestigioso piazzamento nella massima competizione musicale di riferimento … attenzione ai
Nationwide, dunque, monito indirizzato sia ai
rockofili avidi di melodia e sia agli attuali primatisti della classifica, i quali farebbero bene a “guardarsi le spalle” fin da ora.