Prima di tutto, accogliamo con piacere un nuovo gruppo di
hard melodico non proveniente dalla Scandinavia … per carità, nessuna avversione nei confronti delle prolifiche Terre del Nord, che anzi nel genere (e non solo) hanno sfornato e continuano a partorire moltissime eccellenze artistiche, ma che, come ogni forma di “egemonia”, cominciano ad apparire leggermente “indisponenti”.
Un favore, tra l’altro, ampiamente confermato alla prova dei fatti, dacché “
Voilà”, debutto dei
Powell-Payne (
monicker dietro al quale si “celano”
Mark “Penfold” Powell, ex batterista degli Psycho Kiss e
Adam Payne, ex cantante degli Airrace), si rivela un validissimo rappresentante di quel
British-AOR (Gallese, nello specifico) per un sacco di tempo superficialmente considerato un “emulo” minoritario del relativo colosso statunitense.
Come ben sanno i cultori del settore, la “storia” ha poi sconfessato tale semplificazione a colpi d’indiscutibili evidenze (FM, Atlantic, Grand Prix, Shy, Outside Edge, …), tra le quali collochiamo proprio gli Airrace, fatalmente (vista anche la presenza di
Payne, ottimo
vocalist dell’ultima incarnazione della
band) da citare come plausibile riferimento utile a descrivere i contenuti di “
Voilà”.
Gli altri modelli sono abbastanza “comuni” e afferiscono alla
Grande Tradizione Yankee del Rock Adulto (Journey, Starship, Styx, Tyketto, Night Ranger, …), ma come sempre accade in settori stilistici così codificati, a fare la differenza sono la “freschezza” e la classe con cui si attinge alla rinomata e leggendaria fonte ispirativa.
Con il fattivo contributo di
Aydan Watkins (chitarra) e
Alex Anderson (basso) il gruppo produce una solidissima manciata di pregevoli canzoni, capaci di sollecitare lietamente l’amigdala dei
melomani, responsabile, per chi non lo sapesse (
wikipedia docet …), della “
comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze passate”.
Insomma, nonostante qualche inevitabile
flashback sonoro, l’opera garantisce emozioni e carica espressiva, alternando affabile vitalità, grinta e
pathos, nel pieno rispetto dei crismi del settore.
Si comincia con “
Better days”, singolo vivace e abbastanza accattivante, e si prosegue con una “
No escape” che farà aguzzare l’udito con somma gioia a chiunque abbia tra i suoi beniamini Styx, Boston e FM.
“
Voices” aumenta i “giri” e la ruvidezza, senza ridurre sensibilmente il coefficiente di orecchiabilità, mentre tocca a “
The storm”, a dispetto del titolo, mitigare un clima che diventa fascinosamente crepuscolare, alla maniera di Foreigner e Journey.
Si prosegue con “
Staring at the sun”, in cui confluiscono chitarre scure e grintose, brandelli elettronici e cori vaporosi, a creare un gradevole e, per certi versi, “singolare” contrasto, e a chi invece predilige atmosfere più solari e disinvolte è indirizzata “
Girl like you”, seguita da una “
Questions” che trasporta l’ascoltatore dritto nel sud degli Stati Uniti, sulla scia di certi 38 Special o del
Jon Bon Jovi “bucolico”.
Il connubio piano / voce (e il fugace intervento di violoncello) di “
Fly high” e l’intensa “
Distance between us”, mettono in evidenza il lato squisitamente melodrammatico dei
Powell-Payne, i quali però, per quanto mi riguarda, danno il loro meglio quando si affidano a melodie frizzanti e ad ampio respiro, come accade nella bellissima “
Taking back yesterday”, o laddove consegnano i loro struggimenti emotivi allo sviluppo “classico” e tuttavia molto suggestivo della ballata “
All for love”.
“
Voilà” appare, dunque, sia come una credibile forma di “controffensiva” britannica da opporre allo strapotere nordico, e sia, soprattutto direi, un disco di
melodic rock competente e ispirato, “rassicurante” nelle scelte espressive e nondimeno assolutamente godibile e consigliabile.