Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:45 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. THE SHADOW PEOPLE
  2. CLONES
  3. DUST TO DUST
  4. THANKS, BUT NO THANKS
  5. DYING STAR
  6. WALKING BY THE WIRE
  7. WOUNDS OF THE PAST
  8. TURN INTO LIGHT
  9. TEMPERANCE

Line up

  • Roberto Cappa: drums
  • Pablo Sancha: keyboards, vocals
  • Javier Palacios: bass
  • Jorge Escudero: guitars
  • Rubén Miranda: vocals

Voto medio utenti

Dopo l’esordio piuttosto acerbo di 2 anni or sono, i madrileni After Lapse realizzano, tramite la Frontiers Records, il loro secondo album, intitolato Pathways.
La concezione di progressive metal che sta alla base dello stile degli spagnoli, è fortemente debitrice nei confronti dei titani del genere (Dream Theater su tutti), eppure, in questo lavoro, la band sembra metterci più anima e personalità rispetto al debutto, dando vita ad un disco, non privo di difetti ma, tutto sommato, gradevole, elegante e pregno di sana passione.

Musicalmente, la chitarra del bravo Jorge Escudero si integra alla perfezione con le tastiere di Pablo Sancha, l’espressività del vocalist Rubén Miranda raggiunge i suoi picchi emotivi in occasione di brani, quali Clones, nella barocca Dying Star, o in occasione della toccante ballad finale Turn Into Light, ma sa rivelarsi al tempo stesso anche graffiante, mentre Roberto Cappa alla batteria e Javier Palacios al basso, danno luogo ad una sezione ritmica irregolare, come vuole la tradizione del genere.
A guastare leggermente questa armonia sonora, ci pensa qualche inserto tastieristico, dal taglio eccessivamente moderno (lo so, è un mio limite, che posso farci?!), in tracce come l’iniziale Shadow People, nella camaleontica Thanks But No Thanks, o ancora, nella riflessiva Walking By The Wire. Tutto sommato però, si tratta di episodi isolati e contenuti, che non penalizzano oltremodo delle composizioni ben costruite, che possono fare leva su tanto cuore e su trame melodiche valide e raffinate.
I brani non seguono quasi mai un andamento lineare e le differenti sfumature presenti all’interno di questo lavoro, strizzando l’occhio a diverse correnti stilistiche (emblematica la sincopata Dust To Dust), fanno in modo che il disco risulti decisamente variegato e caratterizzato da numerose tonalità cromatiche, che tuttavia non entrano mai in conflitto tra di loro, ma sembrano amalgamarsi in maniera del tutto armonica, all’interno della medesima cornice.

In conclusione, Pathways non sarà un capolavoro ma, ad ogni modo, si rivela un album assolutamente genuino e di discreta fattura, che mi sento di consigliare a tutti gli estimatori del prog metal tradizionale, reinterpretato in chiave moderna; dunque, con le debite proporzioni, se amate bands come Haken, Circus Maximus, o Teramaze, gli After Lapse, con questo Pathways, potrebbero rispondere alle vostre esigenze e magari, pian piano, conquistarvi!



Recensione a cura di Ettore Familiari

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