Prima di partire con l'approfondimento di "
Outer Limits", credo sia necessario mettere un po' d'ordine nei confronti dei Salem, anzi ora
Salem UK.
Infatti, i Salem si erano formati addirittura nel 1980 ma dopo una lunga pausa avevano esordito nel 2013 con "Forgotten Dreams" (prima solo qualche demo, EP e una compilation) seguito da altri due full length, "Dark Days" (2016) e "Attrition", realizzato nel 2018, anno in cui la formazione inglese si è infine sciolta.
E allora chi ha realizzato questo "
Outer Limits"? Gli
Salem UK, una loro reincarnazione voluta dal cantante
Simon Saxby e dal bassista
Adrian Jenkinson che hanno dato continuità alle precedenti esperienze, prima con "Win Lose or Draw" nel 2019, e ora con il loro nuovo album.
È la musichetta di un organetto da Luna Park (probabilmente quello dove si trova l'attrazione riportata sulla copertina del disco) che ci guida "
oltre i limiti", là dove ci accoglie la rockeggiante "
Rock You", ed è subito riconoscibile la caratteristica voce di
Simon Saxby. Anche le successive "
Red Light" e "
Silverback" (la migliore del terzetto), pur meno scattanti hanno un taglio decisamente seventies, tra Led Zeppelin, primi Scorpions ed un pizzico dei Saxon; tuttavia, non è un inizio particolarmente brillante. Una défaillance che nemmeno gli episodi che seguono a ruota e si avvicinano ulteriormente all’Hard Rock, che sia quello più melodico e corale (tanto da ricordare Def Leppard, Triumph e Journey) di "
Miss Fortune" o quello spedito della titletrack (bello l'assolo di
Jonny Hirons) riscattano completamente. Compito che meglio riesce a "
Overrider", "
Meteorite", robuste nelle ritmiche (ben scandite dal batterista
Dan Ellis) e nel comparto vocale (soprattutto a livello di cori), e all'ancor più quadrata "
Fire Fire", con tanto di accenno in screaming, soluzione che però appare un po' forzata. I toni si accendono ulteriormente quando i Salem UK ci omaggiano della veloce "
Present from the Past", tra dedizione alla NWOBHM ed una concessione all'Hard & Heavy a stelle e strisce, tra Y&T, Dokken ma anche ai più ruvidi TT Quick, verso il quale la bilancia penderà poi in maggior misura con "
Oblivion", altro brano che mette in evidenza le qualità dei quattro musicisti e che infine lascia nuovamente spazio a quell'organetto che stavolta funge da epilogo.
Certo, anche nei lavori della loro precedente incarnazione soluzioni più affini alla NWOBHM sgomitavano con influenze Hard Rock, e quindi non è solo la presenza di
Saxby e
Jenkinson a dare garanzia di continuità, e se "
Outer Limits" si rivela un disco tutto sommato più che dignitoso, siamo piuttosto lontani dalla qualità e dal feeling di un lavoro come "Dark Days".
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