Se “
Live and learn” e “
Eye of the storm” avevano conferito ai
Brazen Abbot il ruolo di credibili e competenti discepoli di Deep Purple e Rainbow, secondo i dettami di una “scuola” nordica di grande valore, il terzo “
Bad religion” non si “accontenta” di avvalorare tale assioma, e rende ancora più ispirata e convincente la nobile operazione “celebrativa”.
Confermata l’autorevole squadra esecutiva del disco precedente, il
songwriting acquisisce ulteriore spessore melodico e pur conservando un approccio molto “classico” alla materia, si riducono certi piccoli “eccessi di devozione” nei confronti dei
Maestri talvolta rilevabili nella produzione discografica precedente.
Il tutto appare maggiormente “focalizzato”, dunque, e anche un pizzico di superiore varietà espressiva, dove il “peso” degli Europe (garantito dal trio
Haugland,
Leven e
Michaeli) diventa più rilevante (in “
We don't talk anymore”, per esempio) e la componente enfatica del
sound accentua la sua presenza, accrescono l’efficacia di un albo che non dovrebbe proprio mancare nelle collezioni dei cultori del settore.
Qualora vi riconosciate nella suddetta categoria e siate al tempo stesso rei di tale mancanza, la
Frontiers Music (analogamente a quanto già fatto per “
Eye of the storm”) vi viene incontro con una ristampa che vi consentirà di “ripassare” i meriti di ugole straordinarie come quella di
Joe Lynn Turner (“
The whole world's crazy”,
“I will rise again”, “
Wings of a dream” e la struggente “
Love is on our side” sono brani che gli estimatori di “
Straight between the eyes” e “
Bent out of shape” non potranno fare a meno di apprezzare),
Göran Edman (nella
soulful “
Two of a kind”, dove “sfida”
Coverdale sul suo terreno preferito, nell’effervescente “
Day of the eagle” e poi nella ombrosa
title-track dell’albo e nella incombente “
The empire of the sun”, alimentate da un suggestivo tocco “barocco”) e
Thomas Vikström (nella
Purple-esca "
Nightmares”, in “
Father to child” e nella già citata “
We don't talk anymore”), splendidamente sollecitate da una scrittura tanto rispettosa quanto vivace, in cui lo stile esecutivo di
Nikolo Kotzev, pur funambolico e appariscente, riesce ad essere felice co-protagonista di un crogiolo musicale governato dal
feeling.
Il percorso artistico dei
Brazen Abbot proseguirà coinvolgendo anche altri luminari della fonazione modulata (
Jorn Lande,
Tony Harnell,
Erik Martensson) fino al 2005 (intervallato dall’ambiziosa
rock-opera "
Nostradamus" che
Kotzev pubblicò in veste “solista” nel 2001) e mentre attendiamo novità in merito, “riaccendere” l’attenzione su uno dei migliori interpreti dell’
hard-rock “classico”, per di più in tempi di particolare considerazione per tali sonorità, è sicuramente una scelta da elogiare.
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