Può sembrare strano ristampare un album uscito nel 2021, ma come confermato dalle note promozionali di questa riedizione di “
Starbound” curata dalla
Pride & Joy Music (per la sua sezione
Classix), il disco in questione è diventato di difficilissimo reperimento (anche a causa della chiusura della AOR Heaven).
Giustificata l’iniziativa (analoga a quella realizzata per “
Transition” e “
House of mirrors”) non rimane che commentare i contenuti di quello che è finora l’ultimo lavoro in studio degli svedesi
Osukaru, formazione ideata da
Oz Hawe Petersson e che ha trovato in
Fredrik Werner un efficace catalizzatore vocale delle sue velleità artistiche.
Aspirazioni che si rivolgono con determinazione, dopo alcuni “tentennamenti” del passato, alle peculiarità dell’
hard melodico
ottantiano, con incursioni nel
class-metal californiano.
Un suono, insomma, rivolto agli estimatori di (primi) Winger, Black n’ Blue, Great White, Bad English ed FM, i quali potranno, ne sono certo, gradire sia la vivacità ispirativa del
songwriting e sia la competenza della formula “celebrativa”.
Poter contare sull’ugola ardente di
Werner (quest’anno apprezzato anche in
Daytona e nella “all star band” assemblata dallo stesso Petersson, denominata
Oz Hawe Petersson’s Rendezvous) è certamente da considerare un importante “valore” da inquadrare all’interno di un percorso espressivo solido e ben congeniato, che in quest’albo conferma e amplifica le qualità già ampiamente esposte nel precedente “
House of mirrors”.
La linea melodica adescante della
title-track accoglie l’astante in maniera affabile e gradevole, ma è grazie alle cromature metalliche di “
Rise of the underdog” che arriva la prima vera scossa della raccolta, replicata anche nella grintosa solennità di “
Tainted heart”, una sorta di “liturgica”
jam-session tra Dokken e FM.
Impossibile, poi, se amate i Boulevard, non provare un fremito d’emozione per “
Somewhere sometime somehow”, a cui contribuisce proprio il magico
sax di
Mark Holden, mentre “
Joker (in the house of cards)”, con il suo
riff arcigno e le viziosità
bluesy, aggiunge un pizzico di attitudine “stradaiola” al contesto sonoro, ben gestito dalla laringe
Bolton-esca di
Werner.
Le gagliarde spigliatezze
adulte di “
Go for the legends” (vagamente alla Danger Danger), lasciano il posto ad una ficcante “
Shut it out”, che emerge dalla pregevole collezione di brani per tensione interpretativa e buongusto compositivo, seguita dalle seducenti pulsazioni
blues di “
On the streets again” e dal romanticismo di “
Within the depths of love”, grazioso ma non particolarmente impressionante.
Il brioso clima
soulful concesso a “
All up” concludeva la scaletta originale, qui invece è la versione strumentale di “
Tainted heart” (realizzata con il contributo di Taekwondo,
side-project synthwave di
Erik Modin, batterista di Wildness e Houston) a sigillare l’ascolto di “
Starbound”, un albo che merita le vostre preziose collezioni discografiche e fomenta l’attesa per la nuova incisione (sempre patrocinata dalla
Pride & Joy Music) degli
Osukaru, prevista nella prima metà dell'anno 2025.