Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:56 min.
Etichetta:Theogonia Records

Tracklist

  1. CITY OF ETERNAL FLAME
  2. ASCENSION
  3. OCEANS OF TIME
  4. CHILDREN OF LETHE
  5. HALF-LEARNED AND LONG FORGOTTEN
  6. SUNSET FIELDS
  7. BURN LIKE THE SUN, SHINE LIKE THE DAWN
  8. DAMNATION
  9. IN THE NORTH OF EVERY MAN'S HEART..

Line up

  • Alexandros Papandreou: vocals
  • Spyros Vasilakis: guitars
  • Jason Ioakeim: guitars
  • Akis Prasinikas: bass
  • Stelios Pepinidis: drums

Voto medio utenti

I Desert Near the End hanno una lunga storia alle spalle, formati ad Atene nel 2010 dal cantante Alexandros Papandreou e dal bassista Akis Prasinikas dopo la comune esperienza con i The Eventide, hanno via via ampliato le proprie fila, giungendo ad una line-up a cinque elementi, con l'inserimento di Stelios Pepinidis (alla batteria) e dei due chitarristi Spyros Vasilakis e Jason Ioakeim (entrambi anche nei Fallen Arise).

Questa la formazione che ha inciso "Tides of Time", sesto album per i Desert Near the End, che si incammina solido e compatto con "City of Eternal Flame", dove si mette subito in evidenza lo slancio marziale di Pepinidis su un brano dove la formazione ellenica riesce a far convivere Doom, Epic, Thrash e pure un pizzico di Black, in un equilibrato blend di diverse sonorità Metal spronate dal cantato profondo e stentoreo di Papandreou.

Se pur nello scorrere della tracklist i vari ingredienti varieranno per dosaggio e importanza nell'economia delle singole canzoni, quella che sarà una costante di "Tides of Time" è il suo pathos epico, e per quanto l'album non sia un concept di Sword and Sorcery, nelle trame di "Ascension" si possono notare richiami a Basil Poledouris e alla colonna sonora di "Conan il Barbaro", mentre nella successiva "Oceans of Time" la fonte d'ispirazione potrebbe benissimo essere rappresentata dagli Iced Earth, per un dualismo che ritroveremo spesso nelle pieghe dell'album. "Children of Lethe", che inizialmente ci concede un attimo di requie con i suoi arpeggi e i sussurri di Papandreou, è un pezzo avvolgente ed anthemico caratterizzato dall'alternanza tra passaggi evocativi e scatti repentini, espediente che ritroviamo anche su "Half-Learned and Long Forgotten", altro episodio che non può che far pensare ai già citati Iced Earth, anche per l'approccio vocale di Papandreou che rimanda (fatte le debite proporzioni, ovviamente a favore del cantante statunitense) a Matt Barlow. Aperta e drappeggiata da effetti di tastiera e rintocchi di campane, "Sunset Fields" si trascina poi un po' stancamente e senza particolari sussulti, quelli che invece garantiscono sia la battagliera e thrashy "Burn Like the Sun, Shine Like the Dawn" (che ripropone l'accostamento con la creatura di Jon Schaffer) sia la più sofferta e largamente articolata "Damnation", dove ai Desert Near the End si unisce la voce dell'ospite Ruby Bouzioti, che già aveva collaborato con loro sul precedente "The Dawning of the Son" (2022). Con la conclusiva "In the North of Every Man's Heart.." si torna a spaziare tra chitarre acustiche, un cantato sofferto e squarci d'epicità lungo un brano che pare essere sempre lì sul punto di esplodere e che invece...

Già, su "Tides of Time" non tutto fila liscio, ma nulla toglie che i Desert Near the End abbiano realizzato un lavoro ben più che interessante.



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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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