Eccoli tornare i nostrani Notturno, una formazione dove il dolore e la devastazione emotiva piuttosto che fisica la fa da padrone con squarci rabbiosi.
Dopo una strumentale apertura che ha un qualcosa di inquietante con quel piano, ma anche il clarinetto non scherza si passa a “ Inside” dove il mood malinconico è dato dalle chitarre acustiche che dipingono uno scenario triste e sconsolato per poi lasciare colpire la frontwoman Kjiel che alterna un timbro pulito quasi recitato a screaming nella parte più elettrica.
A seguire ecco “Anymore”, anche in questo caso le chitarre acustiche con pochi accordi sanno creare un’atmosfera lugubre e mette il carico la singer con un tono sofferto sospeso tra sussurri e una voce bassa ma che reca una portata dolorosa con l’inserimento di clarino a fare la melodia da collegamento.
Il tutto poi prende una piega più rabbiosa con il riff elettrico e la batteria con uno screaming alto e rabbioso; la chitarra è minimale ma adeguata al contesto estremo.
Con la conclusiva “Doors” ecco che il piano con poche note sa evocare toni dimessi e mesti, una melodia funebre con il tono recitato della singer che sembra quasi ansimare nel tirare fuori queste parole come se le costassero fatica.
Il clarino basso fa interventi mirati a consolidare il mood funereo; poi ecco arrivare il mid tempo doom disperato con le chitarre che intessono melodie fosche e crepuscolari.
Un disco che è un atto di dolore, disperazione, dove tutto è in disfacimento emotivo; da prendere a piccole dosi se siete depressi.