La band indonesiana mi mancava!
Adesso, grazie al secondo capitolo discografico dei
Tumeggung, intitolato
Back On The Streets (caratterizzato da un artwork, a dir poco, imbarazzante) uscito per la
Jawbreaker Records, posso finalmente dire di aver colmato questa lacuna, all’interno del mio “curriculum musicale”.
Il combo asiatico, guidato da
Arif Wahryu (voce e chitarra), ci propone un heavy metal nudo e crudo, figlio di sonorità ottantiane mai dimenticate, che spaziano dallo speed metal (si ascoltino tracce come
1000 Tons Of Metal,
Symphony Of Hate,
Soul Reaper, o la stessa title-track), all’AOR, fino a giungere all’hard rock (vedasi
Living On The Edge,
Strangers, oppure la semi-ballad
Deja Vu).
I
Tumenggung si trovano decisamente a loro agio nei panni nostalgici dei “metallari anni 80”: ci credono e si divertono, ci mettono tanta passione e altrettanto sudore; dunque, va riconosciuto loro il merito di aver creato un disco di cuore (cosa non da poco di questi tempi!)
Tuttavia, nonostante il suddetto entusiasmo compositivo che coinvolge tutti i membri della band,
Back On The Streets (penalizzato anche da una produzione non ottimale) si rivela, alla lunga, privo di quella scintilla capace di infiammare veramente i cuori.
L'assenza di incisività ha un peso specifico non indifferente e finisce per svilire le composizioni che, seppur gradevoli, non mordono mai, muovendosi su binari sempre troppo lineari.
Insomma,
Back On The Streets, pur essendo un album pienamente sufficiente ed apprezzabile, sia nelle sue parti più melodiche, che in quelle più tirate, manca del classico guizzo che gli permetterebbe di spiccare il volo. Purtroppo invece, i
Tumenggung, nonostante la loro genuinità, non riescono mai ad azzannare il pezzo e, alla fine, restano un pò di amaro in bocca e una sgradevole sensazione di incompiuto, per un lavoro che convince, ma solo a fasi alterne.
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