Cosa succede
shakerando vorticosamente The Runaways, Rolling Stones, Suzi Quatro, Fleetwood Mac, Jefferson Airplane e Blondie, e aggiungendo al
cocktail una spruzzatina degli impasti vocali dei cosiddetti “
girl group” degli anni sessanta?
Che ottieni qualcosa di molto simile alla musica degli
Spiders, formazione svedese giunta con questo “
Sharp objects” alla quarta fatica discografica sulla lunga distanza, tutte intimamente devote a quel periodo storico a cavallo tra la fine dei
sixties e i
seventies (con qualche propaggine fino ai primi
eighties) in cui il
rock n’ roll era ancora abbastanza “giovane”, incosciente, candido e pure “sedizioso”, corruttore di stili di vita, pensieri, costumi e atteggiamenti.
Un ritorno alle origini che è diventato, dopo mille contaminazioni e con lo sdoganamento del genere, un
trend abbastanza diffuso e che i nostri “cavalcano” con spontaneità e innata vocazione, esplicitando tale affezione attraverso ottime capacità interpretative ed un
songwriting adescante, molto ortodosso e non per questo eccessivamente caricaturale.
Un tuffo nel passato che diverte e coinvolge, insomma, con la trascinante semplicità di un inno come “
Rock ’n’ roll band”, il
groove naif e viscoso di “
Sweet boy” o ancora tramite il tiro vagamente Ramones-
esco di “
What’s your game (Miss insane)”, ottimamente pilotate dalla voce duttile ed espressiva di
Ann-Sofie Hoyles.
Ascoltarla “travestita” da
Mick Jagger in "
Schizoid” (abusando del tipico gusto per l’iperbole “giornalistica”, la “
Gimme shelter” degli
Spiders, con il suo piano battente alla
Nicky Hopkins …) o indossare i panni di
Joan Jett in “
Love yourself to death" consolida le sue qualità di cantante colta e preparata.
Doti che la nostra condivide con il resto della
band, con una menzione particolare per il chitarrista
John Hoyles, tra l’altro impegnato con profitto anche dietro al microfono in “
Fun in the sun”, in cui fanno capolino scorie di
proto new-wave, e nell’impeto
glitterato di “
Life mission”, sorta di omaggio all'inalterato fascino dell’immaginario
Ziggy Stardust-iano.
La spigliatezza un po’ troppo prevedibile di “
Mess with my emotions” e l’eccessiva languidezza
West-Coast-esca di "
Valentines” abbassano lievemente il livello di un’opera che si risolleva grazie all’energia di “
Too hard for you” e al
beat incalzante e “acido” di “
Would you miss me”, esempi di
déjà entendu efficaci e appaganti.
“
Sharp objects” è un toccasana per chi è stanco delle
jam-session prolungate e schizofreniche, dell’inquietudine, della brutalità, degli algidi arrangiamenti sinfonici e di tutta la musica iper-prodotta e spesso sterilmente pretenziosa … se vi riconoscete in tale descrizione, o desiderate anche solo prendervi una pausa da ascolti più “impegnativi”, gli
Spiders fanno sicuramente al caso vostro.