"
Back to Life", è il ritorno ad una seconda vita per i
Factory of Art, che dopo l'esordio "Grasp!!!" nel 1996, avevano poi atteso sei anni per dargli seguito con "The Tempter", non pochi ma sicuramente molti meno dei ventidue che separano quest'ultimo dal loro nuovo album.
Era stato proprio in occasione di "Grasp!!!", attirato dalla presenza come ospite di Chris Boltendahl (all'album ha partecipato anche Alex Krull degli Atrocity), che mi ero approcciato a questa formazione tedesca (di Lipsia), una conoscenza che poi avevo approfondito con l'EP "Point of No Return", entrambi distribuiti dall'allora neonata AFM Records, etichetta fondata da Andreas Allendörfer e Axel Fischer degli Squealer proprio per supportare le uscite della loro band.
Avevo poi invece ignorato (nel senso che
ignoravo fosse uscito, e che comunque mi riprometto di recuperare) il loro secondo album, "The Tempter", realizzato nel 2002 per la CCP Records, e non volendo ripetere l'errore, eccomi qui all'ascolto di "
Back to Life".
Pur con il passare del tempo e la presenza di un nuovo frontman, quel
Jens "Petri" Schmikale già presente su "The Tempter", quello dei
Factory of Art resta sempre un Progressive Metal che si può ricondurre a formazioni come Lanfear, Mind Odyssey o Stygma IV, con tutto l'armamentario che necessita questo tipo di proposta e con la qualità che già avevo riconosciuto a suo tempo, ma che stavolta è supportato da una produzione finalmente all'altezza, con l'album che è stato mixato e masterizzato, nei suoi studi, da
Jacob Hansen.
Cambi di tempo frenetici, con incroci e contrasti vocali, fughe strumentali e chitarre impazzite che si rincorrono già a partire dall'opener "
Abysses", dove possiamo apprezzare la prova di un valido ed estremamente versatile
Schmikale. Episodi più arcigni e chiazzati di effetti ed orchestrazioni ("
Burning Wings") si alternano ad altri più corali e dai ritmi tribali ("
Blessing in Disguise"), qualche volta con un pizzico di melodia in più (magari inquietante e malinconica come per "
Walking to the Place I Love") o maggiormente tignosi ("
Face Behind the Mask") oppure dall'indole Heavy ("
The Truth" o la stessa titletrack), tuttavia non c'è mai un brano dove i
Factory of Art si limitino al compitino o che si facciamo prendere la mano, lasciando che sia il caos ad avere il comando delle loro azioni.
"
Back to Life" è quindi un album non semplice e mai immediato, ma questo è un punto a favore dei
Factory of Art, che si meritano non solo di veder riscoperto il proprio passato ma soprattutto di avere una chance per il presente... e possibilmente per il futuro.
Metal.it
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