Che dire, quando ci si trova di fronte a un lavoro le cui pecche sono minime, che nell'insieme risulta gradevole e soprattutto il cui ascolto scorre via con grande facilità, risultando perfino piacevole, ma che, in molteplici frangenti, ti richiama con forza quanto composto da un'altra gloriosa band del passato che, come poche altre, hai amato così tanto?
Questo è un po' il dilemma in cui mi sono ritrovato nel recensire
"Violence, Our Power" (
Edged Circle Productions), debut degli svedesi
Kryptan – formati nel 2020 da membri di
October Tide ed ex membri di
Katatonia e
Demonical – il quale, a mio avviso, si ispira palesemente agli
Emperor, in particolare a quelli di
"Anthems to the Welkin at Dusk" (1997).
"Violence, Our Power" vola via in un soffio – complici, ovviamente, i suoi soli 27 minuti di durata – grazie a costruzioni solide ed organiche che si articolano sui classici frangenti veloci e iconoclasti del Black, qui avvolte da un'aura mistica dai riflessi cosmici e strutturate su arrangiamenti sinfonici di sicura efficacia e bellezza; dove non è ovviamente assente il classico scream della fiamma nera, il quale va ad alternarsi con alcune parvenze di clean vocals e, soprattutto, registri harsh. E forse è proprio in tale alternanza che si ravvisano dei difetti, sia per quanto pertiene l'omogeneità tra i vari tipi di registri – lascianti, talvolta, sorgere una sensazione di lieve scollatura – sia per la qualità in sé e per sé delle vocals posizionate al di fuori dello scream. In ogni caso, si tratta di minuzie... Il problema principale del debutto sulla lunga distanza dei
Kryptan resta, come già affermato a inizio articolo, la pesantezza della derivazione stilistica della loro musica.
Urge discostarsi al più presto dall'imago protettiva dei "genitori", onde evitare che la propria identità ne finisca risucchiata.
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