Storia "particolare" quella dei Glaciation.
Nel 2012, dal nulla, se ne escono con
"1994", uno dei migliori omaggi al black metal degli anni '90 che io abbia mai ascoltato, poi
Jean-Emmanuel Simoulin, titolare della Metastazis (cercate sul web) e voce del gruppo, si allontana sostituito da Nicolas Saint-Morand (ex, tra le altre cose, Anorexia Nervosa) e, dopo l'inserimento di nuovi membri, viene rilasciato un secondo album, buono, ma non buonissimo.
Di qui in poi accade di tutto.
Nicolas Saint-Morand, cacciato per problemi vari, all'insaputa degli altri membri registra il nome Glaciation presso l'autorità francese e fa uscire un
album che non avrebbe dovuto avere quel monicker... i vecchi membri, con il ritorno di
Jean-Emmanuel Simoulin incidono nel 2023
"La Saignée" e l'anno dopo, per porre fine alle beghe legali, cambiano nome in
Zéro Absolu e immettono sul mercato il nuovo album.
Detto tutto questo, occorre parlare della seconda (terza?) vita di questa entità musicale che, a ben guardare, riallaccia i rapporti con il suo passato.
"La Saignée", dunque, parto dalla gestazione travagliata, è un lavoro che, piano piano, entrerà sotto la vostra pelle, si scaverà un tunnel fino alla vostra anima e la avvolgerà con un abbraccio dolce/amaro che continuerà a stringere, forte, anche dopo la fine della musica.
Due soli brani (come su "1994"), dalla lunghezza molto importante, che vi faranno sognare ad occhi aperti e scuoteranno le vostre coscienze con un mix di emozioni, generi musicali ed intuizioni come non se ne sentiva da molto tempo, non con questa forza catartica sicuramente.
All'interno dell'album (il cui artwork altro non è che un immagine del celebre Helvete dopo l'incendio, con la copertina di "1994" in mezzo alle ceneri) non è possibile definire un'unica direzione sonora: ci sono così tanti elementi diversi, che spaziano dal black metal al post black metal, passando per atmosfere nebbiose e sognati così come per rabbiose esplosioni metalliche, che risulta davvero impossibile etichettare il tutto in un unico "genere"... e ritengo sia meglio così.
Questo, infatti, è un qualcosa che va assaporato con calma, è musica che vi spingerà a riflettere facendovi toccare il vostro io interno, è espressione artistica che non deve essere incatenata vivendo di piena e compiuta libertà, una libertà che sbatterà i vostri cuori da una parte all'altra senza soluzione di continuità, in una mirabolante dualità che intreccia strettamente rimpianti e felicità diventando messaggio universale di esperienza dal significato profondissimo ma aspro, come il suono degli strumenti e degli intrecci vocali organizzati in un quadro dai colori malinconici che vi risulterà affascinante da qualunque prospettiva decidiate di osservarlo.
Immagino, forse perchè ho vissuto fortemente questa esperienza e probabilmente perchè sono un sognatore, che le lacrime solcheranno il vostro volto allo scorrere, incessante, di queste magnifiche note.
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