Se il nome del gruppo e titolo dell'album potevano far pensare a storie su streghe e ambientazioni sulfuree prossime al Power degli Stormwitch o ai Cloven Hoof, i
Vipërwitch hanno invece intrapreso strade diverse, mettendo in scena quello che sembra essere un concept Post Apocalittico,
Ad ogni modo, quello che è certo è che sul piano prettamente musicale, su "
Witch Hunt Road To Vengeance", non ci si allontana da un Heavy & Speed Metal ottantiano, tenendo fede ai primi passi dei Vipërwitch, che risalgono al 2014 quando in quel di Denver, nel Colorado, la chitarrista e cantante
Danica “Lynx The Huntress” Minor ha posto la prima pietra. Da allora da oggi non è che i
Vipërwitch, siano stati particolarmente prolifici, infatti, il loro primo singolo, "
She Wolves of the Wasteland" del 2020, ha avuto seguito solo con questo disco, anticipato da alcuni singoli, che ora ritroviamo, al pari della stessa "
She Wolves of the Wasteland", comunque riproposta in una nuova versione.
Ma prima di incrociarla, dobbiamo scorrere gran parte della tracklist, avviata da un'introduzione largamente narrata che poi a mo' di sigla televisiva ci conduce dentro le pieghe di "
Witch Hunt Road To Vengeance" e nell'immaginario dei
Vipërwitch, che però scopriremo solo dopo il breve strumentale "
Legend of the Midnight Rider: Saxon Killer" che si estende a "
Hellbound", il primo vera e proprio brano del disco, un Classic Heavy Metal dettato dal basso di
Jason Pinero ma soprattutto dalle vocals grintose di
Danica Minor, che qui duetta - anche nel corso di un break cinematografico - con
Devin Reiche (Anubis e Hatchet). Gli statunitensi replicano questo espediente anche con "
The Ritual: Infinite Nocturn Rises" che fa da preambolo alla grintosa "
The Viperwitch" e una "
Bathory" decisamente eighties, con toni e modi che possono ricordare i Sentinel Best quanto i Crystal Viper Huntress o Savage Master.
Altro preludio ("
Vapor City: Blood & Steel Upon the Silver Tower") e ancora si torna a spingere sull'acceleratore con "
The Huntress", e - giusto per non smentirsi - tocca prima all'inquietante "
Blood Moon" accompagnarci nelle tenebre dove ci aspetta la già citata "
She-Wolves of the Wasteland", un bel brano dove l'irruenza del Metal si fonde con una coralità alla Bonnie Tyler, e poi a "
The Proving Grounds: Tooth and Nail" andare ad aprire la porta a "
No Gods, No Masters", che dopo un inziale arpeggio maideniano prende modi e toni più accesi e powereggianti.
Infine, ma era facile aspettarselo, "
Unnumbered Tears: The Reckoning" è un'outro strumentale e malinconico che mette i titoli di coda.
I
Vipërwitch, hanno messo un po' troppa carne al fuoco, e se è lodevole la volontà di proporre qualcosa in più del solito, forse si è ecceduto, rendendo l'ascolto del loro esordio un po' tortuoso, inoltre una resa sonora più nitida e meno "rumorosa" avrebbe giovato al tutto.
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