Ecco finalmente un nuovo album dei Pegazus, che tornano a noi dopo quattordici anni di silenzio...
E invece no! Sono stato tratto in inganno dal cavallo alato che campeggia sulla copertina, infatti, "
Powerstrike" è l'esordio dei baschi
Sinner Rage, che comunque al pari dei succitati australiani fanno proprie le sonorità ottantiane e tipiche del Metal Classico, qui rimarcate dall'avvio di "
Powerstrike" che ricorda non poco "Running Wild" dei Judas Priest e "The Wicker Man" degli Iron Maiden. Eppure, nel corso dell'album troviamo anche escursioni in territorio Hard Rock, di quello meno patinato, per un binomio che, ad esempio, su "
Call of the Wind" e "
Dangerous Attraction" vede andare a braccetto Dokken e Ratt con Saxon e Judas Priest. Un approccio che però non funziona sulla confusa e non particolarmente azzeccata "
Chained by Night", semi-ballad che nemmeno un bel guitar solo riesce a riscattare completamente. E a proposito di assoli, devo riconoscere che la coppia
Aritz Yarza e
Jara Solís riesce spesso a piazzarne di vincenti, come poi avviene anche nel corso di "
Fire's On", a mio parere il miglior episodio del disco.
Devo, inoltre, ammettere che nel corso dei primi ascolti invece che alla Spagna ero finito con il pensare ai Giappone, a formazioni come i Loudness e gli Earthshaker, un po' per il mood - talvolta ingenuo - delle varie "
Highway Knights" o "
Angel of Combustion", ma soprattutto per l'approccio e l'accento del cantante
Aritz Martinez, il quale ad ogni modo se la cava con disinvoltura e discreti risultati.
Un album onesto e che senza inutili fronzoli riesce a riportarci indietro di almeno una quarantina di anni.
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