Compatto, sulfureo, indiavolato, monolitico: l'esordio, sulla lunga distanza, dei lusitani
Ventr, licenziato dalla Signal Rex, è un album da ascoltare tutto di un fiato, potentissimo, sorretto da un velenoso riffing "incessante" che taglia l'aria come il vento, cantato con una voce, impostata su toni medi bassi, rabbiosa e maligna, e sorretto da una sezione ritmica che non lascia, mai, un momento di tregua.
La registrazione nitida e precisa, le dissonanze sparse lungo l'arco dei 41 minuti di durata, la sensazione di annichilimento che ti pervade all'ascolto di ogni singolo brano, così come la completa mancanza di umanità di spaventosa intensità, completano il ritratto di un lavoro proveniente direttamente dall'inferno, con "melodie" maleodoranti, un lavoro scevro da compromessi di qualunque tipo, foriero di un Black Metal moderno (soprattutto per i suoni) ma ancorato, saldamente, alle proprie origini, capace, con la sua incontenibile irruenza, di distruggere ogni cosa al suo passaggio, senza lasciare agli ascoltatori anche solo un attimo per riflettere e capire cosa sia successo.
"Ubique Diaboli Voluntas" fa male e rende omaggio, ovviamente in modo blasfemo, a quello con le corna: tra i suoi solchi, dunque, non troverete niente che non sia dolore lancinante, violenza e nero mortale.
Del resto questo è Black Metal, non un picnic tra amici arcobaleno.
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