Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2025
Durata:55 min.
Etichetta:Season of Mist Underground Activists

Tracklist

  1. SCATTERING THE ASHES
  2. APRIL
  3. THE EXILE
  4. FALLEN BLOSSOM
  5. THE EVE
  6. THE THIRST

Line up

  • Roman Saenko: Guitars, Bass
  • Thurios: Vocals, Keyboards, Guitars

Voto medio utenti

Sono pochi gli artisti per cui nutro una stima incontestabile e priva di condizioni, uno di questi è Roman Saenko la cui vena creativa, affiancata da una nitida e decisa Weltanschauung, si dispiega come una forza inesauribile e poliedrica – tant'è che ogni suo progetto (Hate Forest, Windswept, Blood of Kingu, Dark Ages, giusto per menzionarne alcuni) assume sfumature di Nero assai differenziate.
Saenko in questi giorni di fine marzo 2025 decide di deliziarci con la tredicesima fatica dei suoi Drudkh: "Shadow Play", rilasciato sotto l'ala protettiva della Season of Mist Underground Activists.

Le note di "Shadow play" fluiscono anticipate dalla proiezione delle radure desolate sopra cui si stagliano le ombre delle opere che lo hanno preceduto, pur senza ricongiungervisi integralmente; al contrario tentando di conferire a se stesse una sfumatura mistica, depressiva e in totale simbiosi con la propria terra, di una variazione cromaticamente nera lievemente differenziata dalle altre (come di consueto per i masterpieces realizzati dall'ucraino).

In questo nuovo squarcio artistico dei Drudkh abbiamo il romanticismo onirico e malinconico, costituito dai riverberati e i tappeti di synth di "Autumn Aurora" (2004), con tutta una serie di campionamenti naturalistici trasmutati in chiave poetica; le strutture articolate tendenti al Progressive folkloristico, impreziosite da pregevoli ricami acustici, che si riallacciano a "Blood in Our Wells"(2006), congiunte alla durezza asciutta di "Estrangement" (2007) e agli accenti depressivi di "Eternal Turn of the Wheel" (2012), incardinati infine all'Interno delle strutture cicliche di "Forgotten Legends"(2003).
Saenko riesce dunque, con un talento artistico dionisicamente spontaneo, benché abilmente incanalato tramite l'esperienza dei suoi lunghi anni di militanza nella scena estrema, a tratteggiare le linee principali di un insondabile affresco arcaico dall'aura sacrale lasciato volutamente incompiuto: proprio come incompiuta è la nostra percezione esistenziale della natura, con tutta la variegata ricchezza del suo policromatismo. Poiché in ultima istanza spetta al singolo soggetto assegnare la parola definitiva: il tono assoluto.

Comprate tranquillamente "Shadow Play" senza pensarci due volte: non ne rimarrete delusi.

Recensione a cura di DiX88

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