Scorre sul filo di sangue che congiunge
Beherit e primi
Barathrum il debut dei finlandesi
Moonfall "Odes to the Ritual Hills" (
Iron Bonehead Productions), e d'altronde era piuttosto prevedibile essendo il duo composto da
Goatprayer (basso, voce) e
Black Moon Necromancer(chitarra), attualmente anche membro proprio dei Beherit.
Quest'opera di odi ritualistiche – dalla lunghezza più di un EP che di un vero e proprio full-length – si gioca tutta sulla evocazione di presenze spirituali all'interno di scenari naturalistici dai tratti misterici ed inquietanti, benché talvolta eterei e limpidi. Una presentificazione simbolica che fluisce tramite un atto di soggettivazione animistica della bellezza primordiale della natura, riportandoci agli incantesimi del Black/Doom dai tratti Dungeon synth di
"Drawing Down the Moon" (1993),
"Eerie" (1995) ed
"Infernal" (1997) su cui si inserisce l'aura immaginifica, ipnotica e pagana del
Conte di
"Hliðskjálf" (1999).
Quattro punte di ghiaccio nero lucente cadute dalla luna sulla neve e i ghiacciai opalescenti delle desolate lande finniche che, nel loro perpetuo effondere sentimenti tenebrosi ed oscuri, conservano la sacralità della Luna da cui sono precipitati, continuando a rifletterne i misteri, dietro cui si cela tutta la sacralità di
Hecate (perdonatemi ma descrivo ciò che ascolto dal punto di vista della tradizione che mi appartiene).
"Odes to the Ritual Hills" è un album immersivo, suadente, contemplativo, e al tempo stesso intransigente, ruvido, austero e violento quando la materia nera lo richieda.
Un gioiello prezioso forgiato da quei pochi che ne sono in grado, per gli altrettanto pochi in possesso di un certo tipo di sensibilità.
Recensione a cura di
DiX88
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?