Una volta il death metal ben fatto era bello marcio, bisognava "indovinare" il riff giusto, bilanciare la giusta rabbia con un filo di melodia, adattarci un growl efficace ma non indistinguibile alla "famosa fogna di Calcutta" e sviluppare il tutto per 7/8 brani, prima che tutto diventasse una gara a chi suonava più tecnico, più veloce, più intricato. E più tremendamente palloso.
A tutto questo rispondono gli italiani
Dark Reflection con un tuffo nel passato che più indietro non si può.
Nati inizialmente come one man band dalla mente del chitarrista
Riccardo Silla nel 2022, fortunatamente si sono aggiunti nel tempo
Lorenzo Domizi,
Mauro Mancinelli e
Michael Rossi a creare una vera alchimia per una band ed il primo risultato ne è questo EP di debutto "
Under the Sign of Vlad Țepeș", peraltro andando totalmente contromoda scrivendo un concept su Vlad l'Impalatore e le sue gesta contro gli ottomani per riconquistare l'indipendenza del proprio paese e bene ha fatto la rumena Pest Records a dare attenzione a questo lavoro.
Già dai primi secondi dell'opener "
The Forest of Impaled" si capisce che non ci sono concessioni a modernismi, ne' dal punto di vista della produzione e dei suoni, squisitamente old school e lontani dai parametri odierni ma già così - seppur perfettibile - con assai maggiore personalità, ne' da quello del songwriting, basato su un blackened death metal che nelle intenzioni della band dovrebbe essere un buon bilanciamento tra la scuola svedese e quella floridiana.
Dopo numerosi ed attenti ascolti tuttavia personalmente trovo che la prima componente sia appena accennata, non solo per la mancanza della famosa "chainsaw guitar" creata da
Leif Cuzner e
Tomas Skogsberg, ma proprio per una preponderanza di riff e scale tipiche della scuola statunitense di fine anni '80, miscelate a perfezione con soluzioni dal sapore thrash/death europeo (
Belgio ed Olanda in testa) sempre di quel periodo.
Non che questo sia un problema, dato anche la successiva "
Battle of Giurgiu" procede spedita ed ancor con maggiore personalità, tra incursioni acustiche malevoli, cambi di tempo e cupi rallentamenti, con uno dei migliori assoli del disco, assoli che a mio avviso dovrebbero essere sviluppati ancor meglio e rappresentare quel quid in più, su cui concentrare tutte le atmosfere malevole perseguite dai Dark Reflection.
Le successive "
The Forest of Vlăsia" e la conclusiva "
Battle of Târgoviște", spostando talvolta il focus quasi su territori black metal, con blastbeats in grande evidenza e continua alternanza di parti in mid-tempos ed altre sparatissime, confermano la bontà di questa opera prima, caratterizzata peraltro da un variegato lavoro dietro le pelli ad opera di Lorenzo Domizi ed un growl anch'esso old style di Mancinelli che mi ha riportato alla mente quello storico di
Daniele Di Rocco, tanto per rimanere nel nostro paese, degli storici e seminali
Excidium.
Una maggiore diversificazione dei riff ed una cura maggiore nella malevolenza (e durata!) degli assoli potrebbe ulteriormente fare la differenza nei già ragguardevoli diciotto minuti già espressi dai Dark Reflection.
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