Torna a colpire
Charlie Griffiths, eccelso chitarrista degli altrettanto eccelsi
Haken, che, al suo secondo sforzo da solista, cambia il monicker in
Tiktaalika (che mi ricorda un po' i Metallica e un po' il
tikitaka di calcistica memoria!), assume il suo compagno di band
Conner Green al basso, e ruba a Devin Townsend il fenomeno
Darby Todd dietro le pelli.
Come potete notare già dalla copertina che fa tanto Megadeth anni '90, se non Death, questo NON è un album melodico tout court, tutt'altro; si spazia dal thrash di "
Tyrannicide" ai growls di "
The Forbidden Zone", dalla potente title track ad una "
Mesozoic" che esalta la chitarra a vera protagonista non solo del brano, ma di tutto l'album. La ricerca e lo studio dietro ogni nota è davvero notevole, gli arrangiamenti non sono mai banali, gli assoli incredibili ma sempre molto misurati, ed è ovvio e quasi inevitabile scivolare in partiture dispari, visto il DNA del nostro eroe. "
Fault Lines" mena come pochi gruppi di thrash puro sanno fare oggi, vi consiglio di ascoltarla! Da non sottovalutare l'apporto che i vari cantanti "guest" hanno fornito alle varie canzoni, colorandole da par loro, cosa però resa possibile da brani scritti e strutturati apposita per far risplendere le caratteristiche di ognuno. E poi, quanto 'puzza' di Nevermore e di Loomis questo disco...
Conclusione: "
Gods of Pangaea" è un album fenomenale, molto più che consigliato, ma NON è un album facile o di facile catalogazione. Se avete la mente aperta e volete ascoltare un gran chitarrista e diversi fenomeni allo strumento, alle prese con una manciata di canzoni di gran classe, accomodatevi pure.
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