Blackevil - Praise the Communion Fire for the Unhallowed Sacrament

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2024
Durata:45 min.
Etichetta:Dying Victims Productions

Tracklist

  1. TIMELESS THRONE
  2. DIVINE FORCES
  3. BENEATH THIS PENTAGRAM
  4. PRAISE THE FIRE FOR THE SACRAMENT
  5. THE GLADIATOR
  6. UNKNOWN HANDS
  7. TOWARDS THE CARPATHIAN WINTER BATTLE

Line up

  • Abyss: bass, vocals
  • Deathinfektor: guitars
  • Bloodhammer: drums

Voto medio utenti

Nonostante in fase di recensione di “Forever baptised in eternal fire” avessi espresso più di qualche perplessità nei loro confronti, nutrivo buone aspettative verso i Blackevil, dato che ho avuto la possibilità di vederli in azione dal vivo, l’anno scorso, al “In the Best Tradition Festival”, in quel di Teramo, dove mi avevano fatto un’ottima impressione, nonostante i numerosi problemi tecnici che hanno funestato la loro esibizione. Non vi nascondo, invece, che, ancora una volta, mi hanno abbastanza deluso, per gli stessi motivi evidenziati nell’altra recensione.

Della loro esibizione mi avevano colpito in particolare la loro attitudine e la loro ferocia, elementi che solo in parte ho avuto modo di ritrovare durante l’ascolto di “Praise the communion fire for the unhallowed sacrament” (un titolo un programma!), loro terzo e, al momento, ultimo full length, uscito alla fine dello scorso anno per Dying Victims Production. L’impressione che continuo ad avere è che la loro interpretazione dei canoni dello speed metal si sia andata ad arenare in una sorta di limbo quasi a metà strada tra la frangia più melodica e trve (meno predominante), e quella più truce che strizza l’occhiolino al black/thrash più marcio ed ignorante (più marcata), finendo così, però, per non riuscire ad accontentare né i fan dell’una, né i fan dell’altra…

Complice anche una produzione un po’ troppo sottile, che non riesce a dare la giusta spinta ai brani, e qualche inserto che con le pinze oserei definire quasi prog, perlomeno nelle intenzioni, l’album non convince appieno, lasciando un bel po’ di amaro in bocca a causa della mancanza di quel guizzo che possa fare la differenza ma che non arriva mai. Per carità, i nostri sono ottimi musicisti, sanno il fatto loro e riescono anche a non risultare troppo stucchevoli quando inseriscono parti più melodiche, ma alla fine dell’ascolto dell’album non resta granchè, forse a causa di brani poco memorabili.

Alla luce di tutto questo non posso fare altro che confermare il voto dell’altra volta, perché per quanto mi riguarda i Blackevil non riescono proprio a fare quel passo avanti che possa distaccarli dalla sufficienza!
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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