Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:41 min.
Etichetta:Transcending Obscurity Records

Tracklist

  1. BEHIND CLOSED DOORS
  2. MY POISON GARDEN
  3. ANNA'S WOE
  4. WALK IN SHADOWS
  5. FORCEFIELD
  6. ANGELS WITH BROKEN WINGS

Line up

  • Martin Kwakernaak: synthesizers
  • Gerard de Jong: guitars
  • Pim Blankenstein: vocals
  • Niels Jordaan: drums
  • William van Dijk: guitars
  • Theo Plaisier: bass

Voto medio utenti

Ci sono cose che non si spiegano, sequenze di fatti che dovrebbero portare ad una conclusione logica ed invece conducono da tutt'altra parte, carriere che si consumano lontano dalle luci della ribalta.
Parlando della nostra musica, quando si citano le influenze e le ispirazioni di band relativamente "nuove" in ambito death/doom melodico ed atmosferico come Decembre Noir, Enshine o Nailed to Obscurity (per fare qualche nome) i monicker sono sempre gli stessi: My Dying Bride, Paradise Lost, Katatonia, Saturnus.
Il fatto incredibile - per tornare alle righe con cui ho aperto questa recensione - è che non vengano MAI citati gli olandesi OFFICIUM TRISTE, combo dalla solidissima carriera ultra trentennale, dalla produzione eccellente, confinato ai margini della scena purtroppo sottovalutati ed ignorati dalla massa.

"Hortus Venenum" è il settimo sigillo della band capitanata dal 1994 da Martin Kwakernaak, Gerard de Jong e Pim Blankenstein, edito da Transcending Obscurity Records a 5 anni dal meraviglioso "The Death of Gaia".
L'album inizia ("Behind Closed Doors", "My Poison Garden") lento, soffuso, pesante, illudendo con qualche passaggio di accelerare mentre aggiunge intrecci melodici e scivola dal doom al death.
"Anna's Woe" segna il passaggio alla seconda parte del disco, introducendo code di synth ed assoli quasi progressive che portano a tracce ancora più cupe e pesanti.
"Walk in Shadow", "Forcefield" e soprattutto la monumentale "Angels With Broken Wings" elevano il livello del platter con passaggi incredibilmente commoventi intrecciati ad atmosfere funebri e plumbee, elementi inscindibili della proposta degli Officium Triste.

I frequenti passaggi nel lettore evidenziano - anche dato il voluto essere monolite della proposta - una certa "assuefazione" e ripetitività ma, nonostante questo, perdersi e lasciar fluire i pensieri (tetri, ça va sans dire) sulle emozioni tratteggiate da "Hortus Venenum" è quasi un balsamo per l'anima.
Gli Officium Triste maneggiano la materia come pochi, usano la malinconia, l'inquietudine e l'afflizione che la loro musica suscita potenti nell'ascoltatore per dare una connotazione alla condizione umana, fatta in gran parte di dolore e sogni spezzati.
Avrebbero meritato molti riconoscimenti in più i ragazzi di Rotterdam, per questo spero che le mie parole rendano loro un pò di quella giustizia che nel mondo è merce sempre più rara.

Officium Triste - "Angels with broken wings"


Recensione a cura di Alessandro Zaina

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