Eccomi qui a trattare il nuovo lavoro dei veterani inglesi, anche se della formazione dei
JT originali c’è solo
AndersonQuesto nuovo album presenta il nuovo chitarrista
Jack Clark e bisogna dire che non sfigura affatto
Possiamo dire che questo lavoro poggia le basi su un tessuto folk/prog dove il flauto del buon Ian la fa da padrone; esistono anche graffi rock come nell’opener “
Puppet and puppet master” o nella titletrack ma essenzialmente l’elettricità finisce lì
Questo non vuol dire che sia un disco noioso o che pecchi di poco dinamismo, basta sentire “
The tipu house” o la suite “
Drink of a same well” dove i cambi di ritmo sono presenti e c’è un che di jazzato al suo interno
Il buon bardo inglese è tutto preso dal suo ruolo di cantastorie, ha un tono affabulatorio, soffice e a tratti narrante, come se ci stesse raccontando una leggenda fantastica davanti al camino con l’accompagnamento musicale del suo mitico flauto traverso
Un album che non aggiunge e non toglie nulla al peso storico che la formazione albionica si è conquistata sul campo ma una domanda mi sovviene, Mr.
Anderson, che curioso ruminante hai visto nel tuo preregrinare lungo la campagna inglese?
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