Dopo quasi 40 anni di silenzio, tornano i
Predator di
Jeff Prentice che si occupa di voce, chitarra, batteria e chi più ne ha...più ne ha! (citaz. Paolo Bitta).
La band californiana infatti, dopo l’
esordio, avvenuto nel giurassico 1986, era scomparsa totalmente dai radar, fino al 2020, data di uscita del primo singolo, quando poi, ci pensò la pandemia a procrastinare ulteriormente la realese del secondo agognato platter, avvenuta solo in apertura del 2025.
Unsafe Space, uscito per la
Fighter Records, ci propone un piacevole classic metal, di stampo tipicamente ottantiano (non potrebbe essere altrimenti) debitore, tanto della NWOBHM, quanto dello US power-speed, dell’hard rock, dell’AOR ma anche, al tempo stesso, di thrash e doom.
Si ha spesso la sensazione di ascoltare contemporaneamente
Saxon (
Saviors),
Iron Maiden (
Winter Wars, Saboteur),
Xentrix (
Raping The Population),
Black Sabbath (
The Crow Upon The Cross), ma anche, storiche bands connazionali, come
Cloven Hoof,
Attacker,
Helstar,
Nuclear Assault o
Meliah Rage (
The Fascism Variant,
Sons Of Liberty,
A New Civil War, oppure P
lague Of The Deceivers), tanto per citarne alcune.
Insomma, con tutta questa carne al fuoco, unita alla ruggine, causata dalla lunga inattività, che talvolta inevitabilmente, si palesa tramite scelte stilistiche leggermente abusate, il rischio di combinare un disastro di immani proporzioni, è reale.
Eppure, nonostante questi pericoli, i
Predator riescono, con mestiere e passione, a concepire un album ordinato, caratterizzato da composizioni brevi e dirette, in tipico stile “mordi e fuggi”, da buone trame melodiche e da assoli e fraseggi di chitarra sempre efficaci, taglienti e tecnici il giusto.
Unsafe Space è un lavoro che si lascia ascoltare piacevolmente, sebbene alcune soluzioni adottate, suonano un pò stantie, tuttavia i
Predator hanno dalla loro un sano entusiasmo, rimasto intatto da quel lontano 1986, arricchito dalla maturità, che porta la band a non eccedere mai, a livello compositivo, limitandosi saggiamente all’essenziale.
Un ritorno tanto inatteso, quanto gradito!
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