Thomen Stauch, in ambito power, è sinonimo di garanzia assoluta!
Escludendo la sua lunga e indimenticabile militanza nei
Blind Guardian, nei numerosi progetti (non tutti convincenti, a dire il vero) a cui ha partecipato, il batterista tedesco è riuscito, sempre e comunque, a lasciare il suo indelebile marchio di fabbrica.
I
Mentalist, giunti con
Earthbreaker (edito dalla
Pride & Joy Music) alla loro quarta fatica discografica, non fanno eccezione, rispetto a quanto sopra esposto.
A completare la line-up di questo combo internazionale, troviamo i chitarristi
Kai Stringer e
Peter Moog, connazionali del drummer, il cantante svedese
Rob Lundgren e, dei turnisti d’eccezione (evidentemente le conoscenze di
Thomen contano eccome), quali
Mike Le Pond dei
Symphony X al basso e
Oliver Palotai dei
Kamelot alle tastiere.
Earthbreaker ci propone un power metal di discreta fattura, melodico e roccioso al tempo stesso, in cui, già dalle prime tracce, ovvero la title-track e le successive
March of Legionnaire, ma soprattutto
Event Horizon, che sembra essere stata ripescata proprio da un lavoro dei bardi, si percepiscono le intenzioni dei
Mentalist, di voler inasprire il sound della band, rispetto ai precedenti lavori (soprattutto se paragonato al più morbido esordio
Freedom Of Speech).
Per raggiungere l’obiettivo, le chitarre si fanno inevitabilmente più taglienti e la sezione ritmica non si concede un attimo di tregua (se non nella semi-ballad
Millions Of Heroes) e, si sa, in questi frangenti, un batterista come
Thomen Stauch, con la doppia cassa, riesce a dare il meglio di sè!
Il risultato è un disco che, pur non rinunciando mai alla sua grondante musicalità, è anche in grado di mostrare i muscoli, attraverso composizioni ruvide e veloci, ma pregne di melodie sognanti, come avviene nel trittico
Mistress Of Pain,
Monkey King e
Together As One (oltre ai brani citati sopra).
Non mancano poi, alcuni richiami neoclassici (
Lord Of The Wasteland) ed episodi dal taglio più epico (
All For One oppure la conclusiva
A New World), che contribuiscono a rendere questo lavoro ancora più vario e ammaliante.
Earthbreaker non brillerà certo per originalità, ma è un album convincente e, se amate il power melodico, non banale e assolutamente non plasticoso ma, al contrario, spigoloso e corposo, vi conquisterà sicuramente; inoltre, per i nostalgici come il sottoscritto, sentire il buon
Thomen Stauch suonare ancora con vigore e passione, fa bene al cuore!