Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2025
Durata:75 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. THE HEART OF LIFE
  2. TIME TO FLY
  3. I WON’T MAKE IT
  4. WALKING IN DAYLIGHT
  5. DEEP WATER SUITE I: INTRODUCTION
  6. DEEP WATER SUITE II: LAUNCH OUT, PT. ONE
  7. DEEP WATER SUITE III: FIRES OF THE SUNRISE
  8. DEEP WATER SUITE IV: STORM SURFACE
  9. DEEP WATER SUITE V: NIGHTMARE IN PARADISE
  10. DEEP WATER SUITE VI: LAUNCH OUT, PT. TWO
  11. DEEP WATER SUITE VII: NEW REVELATION
  12. DEEP WATER SUITE VIII: LAUNCH OUT, PT. THREE
  13. DEEP WATER SUITE IX: THE DOOR TO HEAVEN

Line up

  • Neal Morse: keyboards, guitars, vocals
  • Phil Keaggy: guitars, vocals
  • Bryon House: bass
  • Chester Thompson: drums and percussion

Voto medio utenti

Il caso vuole che io abbia recentemente riascoltato “Question Mark”, pregevole lavoro di Neal Morse uscito nel lontano 2005 che in poco meno di un’ora evidenziava tutto il suo talento di compositore e interprete.

Esattamente 20 anni dopo, l’instancabile profeta del progressive a stelle e strisce mette insieme l’ennesimo supergruppo di veterani del rock (tra cui spicca un certo Chester Thompson, storico batterista dei Genesis sul palco al fianco di Phil Collins) con i quali si diverte a riproporre una formula che, ahimè, con il tempo non è cambiata poi così tanto.

È questo il limite principale di “Deep Water”, un album che comincia bene con “The Heart Of Life”, con la sua introduzione strumentale a cavallo tra Brand X e Dixie Dregs che sfocia velocemente nel caratteristico “Morse-sound” epico, muscolare, orecchiabile e nostalgico quanto basta. “Time To Fly” strizza l’occhio al funk e al soul di Stax e Motown, mentre “I Won’t Make It” è una ballad un po’ insipida dalle tinte pop e mainstream. Va meglio con “Walking In Daylight”, che ha qualcosa del neo-prog più disimpegnato degli anni Ottanta, prima dell’indigesta e interminabile titletrack, dove emerge con forza quella componente teatrale e “divina” figlia delle recenti opere rock firmate da Neal per Frontiers.

Un piacevole disco di mestiere, con tutti i pregi e i difetti del caso.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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