Eccoci finalmente arrivati a quello che ritengo il capolavoro assoluto degli Artillery: "By Inheritance". Benchè molta gente consideri come il loro migliore il secondo "Terror Squad", trovo che questo lavoro sia il punto più alto della maturazione compositiva della band danese, che riesce qui a creare un sound completamente personale e riconoscibile, estremizzando i già interessanti spunti sparsi in buona misura nelle canzoni di "Terror Squad".
"By Inheritance" è il perfetto sviluppo del demo "Khomaniac", dal quale, infatti, vengono ripresi la title-track e "Don't Believe": brani complessi e articolati, cambi repentini di tempo, valanghe di riff memorabili, fraseggi vincenti delle lead e passaggi acustici ricercati. Su tutto ciò va ad imporsi la voce assolutamente unica ed incredibile di Flemming Ronsdorf, che lascia da parte quasi completamente le tonalità basse dei primi due lavori per gettarsi in un'interpretazione carica di pathos ed energia, abbondantemente devota al Dan McCafferty dei Nazareth di "Razamanaz" (1973). Simpatia certo non nascosta dai cinque, che scelgono di rendere omaggio alla band scozzese coverizzando proprio la title-track dell'album del 1973.
Con "By Inheritance" gli Artillery sembrano lì lì per fare il grande salto e raggiungere quella fama meritata, ma mai arrivata; abbandonata la Neat Records è la Roadrunner a farsi avanti, offrendo per la prima volta un buon budget di registrazione, e promettendo alla band un tour come si deve.
In questo terzo disco Michael Rasmussen, bassista sul demo "Khomaniac", lascia la band per fare posto al talentuoso Peter Thorslund, già session-man per le date live negli anni successivi all'uscita di scena di Jorgen Sandau. Fuori un Rasmussen dentro un altro, questa volta però, dietro al banco del mixer: grazie ad un buon budget, gli Artillery registrano "By Inheritance" niente meno che agli Sweet Studio di Cophenagen, tra gennaio e febbraio 1990, assieme a Flemming Rasmussen, il ben noto produttore dei Metallica. Pre--produzione ed editing furono affidati ad un'altra conoscenza della scena metal, Peter Hansen, mentre per il mastering si ricorse al lavoro di Tom Coyne alla The Hit Factory di New York. Il risultato è spettacolare: pur mantenendo le stesse scelte di "Terror Squad", molto brillante e incentrato sui medio-alti, "By Inheritance" vanta una sound eccellente, perfettamente bilanciato, e un muro sonoro di chitarra sulla scia, guarda caso, di Master of Puppets" dei Metallica.
Ad aprire è "7:00 from Tashkent", strumentale scritta durante lo sfortunato viaggio di ritorno dal tour russo (vedere la recensione del demo 1989), seguita a ruota proprio dal brano "Khomaniac", pressochè identico negli arrangiamenti alla versione demo, ad eccezione di qualche passaggio vocale e di qualche lead di chitarra. Con "Beneath the Clay" cominciano gli inediti, sugli stessi binari dei brani del demo, sia sul piano musicale che su quello delle liriche, incentrate sull'attualità e sulla critica alla nostra società ("My idea with the lyrics has (almost) always been to write something real - scriverà lo stesso Flemming Ronsdorf - Something that the fans could actually relate to, without having to wear a weapon. Something from their everyday lifes, or from the news on TV").
Nessun singolo episodio di "By Inheritance" segna cali qualitativi, per un totale di dieci brani perfetti e geniali; dalla grandiosa "Beneath the Clay (R.I.P.)" alle tinte oscure e orientaleggianti della title-track, passando per le squisite soluzioni melodiche di "Life in Bondage" (al centro uno dei più bei passaggi che abbia mai sentito, arricchito da grandi armonizzazioni), senza scordare "Back in the Trash", con i suoi pvvi richiami nel testo a "In the Trash", dall'album "Terror Squad". Semplicemente spettacolare "Bombfood", ricercata e articolata song di condanna alla guerra e alle atrocità che si porta dietro, nella quale gli Artillery sfornano passaggi acustici e linee vocali di un'emotività incredibile, prima di sfociare nel laborioso riffing micidiale e incessante del duo Stutzer alle chitarre.
Ad arricchire un lavoro di per sè ottimo, ecco la già citata cover di "Razamanaz" dei Nazareth, pressochè identica nell'interpretazione vocale, ma, ovviamente, arricchita negli arrangiamenti di chitarra.
"By Inheritance", insomma, è un capolavoro, un disco geniale che mostra tutta la maturità di una band grandissima, intelligente ed unica; è un album che dovrebbe essere annoverato tra i dieci migliori della storia del thrash, e che invece, purtroppo, si ricordano solo in pochi.
Sarebbe dovuto essere anche il disco del grande salto per la band danese, ma così non fu: le promesse Roadrunner caddero nel vuoto, in un periodo, tra l'altro, nel quale il thrash metal più ortodosso cominciava ad entrare in crisi; di tutte le promesse fatte dalla label olandese, gli Artillery ottenero solo alcune date di spalla ai Tankard. Dopo l'ennesima delusione, incazzati come pochi, Ronsdorf e Michael Stutzer decisero di abbandonare la band, decretando in pratica lo scioglimento degli Artillery. I tre rimanenti cercano di andare avanti, e nel 1991 arrivarono il cantante John Mathiasen, il chitarrista Samir Belmaati e il batterista Henrik Quaade (dato che nel frattempo aveva lasciato anche Nielsen); con questa formazione gli Artillery registrarono il demo "Mind Factory", ma si sciolsero definitivamente poco dopo (1993), anche perchè ormai privi degli elementi indispensabili per il sound della band (Michael Stutzer in primis)
Subito dopo la propria uscita dagli Artillery Flemming Ronsdorf venne reclutato come sostituto per Schmier nei Destruction; tutto si arenò , proprio all'indomani del tour, perchè la label della band tedesca voleva rimborsare Flemming delle spese solo al termine del tour, cosa che da un musicista senza band e senza lavoro non poteva essere accettata per ovvi motivi (ancora oggi Ronsdorf ricorda: "I wouldn't want any trouble what-so-ever with my rent, the risk of not havin' a home when I got back… no way!!").
Gli Artillery, in formazione a tre (Ronsdorf e i fratelli Stutzer) e aiutati da due session-men, si riformeranno nel 1998, in occasione dell'uscita della raccolta di demo "Deadly Relics", e pubblicheranno nel 1999 l'ottimo album di ritorno "B.A.C.K.", che riprende, seppur con una produzione più al passo con i tempi, esattamente da là dove i tre ci avevano lasciato con "By Inheritance".
Con questa recensione e con il resto dello speciale sugli Artillery spero di aver incuriosito più d'uno su quella che resta una delle mie band preferite di tutti i tempi, nonchè una delle più geniali e personali nel panorama metal degli '80. Vi lascio con le stesse parole (da "Back in the Trash") con le quali ci lasciarono gli Artillery nel 1990:
"And when the night comes, the gutter is your bed
And when the sun shines, you'll try to hide your head
There's just no help here, no one looks your way
There ain't no welfare, the question is: Will you survive the day?
You just can't ignore the fact, that you are sinkin' slow
Everyone around you can see you've lost the glow
There's no point in actin', you can't hide it anymore
You're vulnerable to eyes, they look at you and you feel sore"