Zio Crocifisso - Campana Di Legno + Trappola Per Topi

Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2025
Durata:50 min.
Etichetta:AMS Records

Tracklist

  1. L'ACCONTO
  2. ARENICOLA
  3. SPEZIALE
  4. METAXU
  5. IL TRAMONTO DELL'OCCIDENTE SI AVVICINA
  6. LIEVITO MADRE (PT. I-V)
  7. BUONE PAROLE
  8. E MELE FRADICIE
  9. MARGHERITA LEGGE UMBERTO G.
  10. LA RIVOLTA DEI SERVI
  11. LA MALABESTIA DI CALAFATO
  12. VINCE
  13. IL CUORE SI STANCA ANCHE LUI
  14. LA MALORA

Line up

  • Paolo "SKE" Botta: keyboards
  • Dario Magri: drums
  • Fabio Malizia: bass
  • Matteo Serenelli: guitars
  • Thea Ellingsen Grant: vocals
  • Margherita Botta: vocals
  • Andrea "Mitzi" Dal Santo: vocals
  • Simen Ådnøy Ellingsen: saxophones
  • Jacopo Costa: vibraphone
  • Elia Leon Mariani: violin
  • La Miniera: choir

Voto medio utenti

“Campana Di Legno” è un EP del 2024 a cui gli Zio Crocifisso - curioso monicker tratto da “I Malavoglia” di Giovanni Verga - hanno dato un seguito quest’anno pubblicando il tutto con il nuovo titolo “Campana Di Legno + Trappola Per Topi”.

L’incipit è disturbante (“L’Acconto”), così come è evidente l’influenza degli indimenticati Spleepytime Gorilla Museum (“Arenicola”, “Buone Parole”). Talvolta emerge il progressive più sinistro e spigoloso dall’approccio crimsonico (“Metaxu”), che fa il paio con veri e propri assalti degni dei Tool più ruvidi (“Il Tramonto Dell’Occidente Si Avvicina”).

Non c’è dubbio che la formazione dia il meglio sui brani lunghi e articolati, come nel caso dell’esplosiva “Lievito Madre”, mentre episodi del calibro di “E Mele Fradicie” e “La Malora” fanno pensare a dei Goblin sotto acido.

“Margherita Legge Umberto G.” è surreale nella sua follia, così come scomoderei Björk per la successiva “La Rivolta Dei Servi”, prima di due tracce più vicine all’estetica di Steven Wilson (“La Malabestia Di Calafato”, “Vince”) e un buon esempio di cantautorato progressivo e obliquo alla maniera di Battiato e discepoli vari (“Il Cuore Si Stanca Anche Lui”).

Un lavoro forse un po’ troppo frammentario, ma godibile.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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