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Info

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Anno di uscita:1974
Durata:35 min.
Etichetta:MCA

Tracklist

  1. SWEET HOME ALABAMA
  2. I NEED YOU
  3. DON’T ASK ME NO QUESTIONS
  4. WORKIN’ FOR MCA
  5. THE BALLAD OF CURTIS LOEW
  6. SWAMP MUSIC
  7. THE NEEDLE AND THE SPOON
  8. CALL ME THE BREEZE

Line up

  • Ronnie Van Zant: vocals
  • Gary Rossington: guitar
  • Allen Collins: guitar
  • Ed King: guitar
  • Leon Wilkeson: bass
  • Billy Powell: keyboards
  • Bob Burns: drums

Voto medio utenti

Tra le infinite correnti che attraversano l’oceano hard rock, sono particolarmente legato a quella nata nelle sterminate praterie e nei desolati deserti del Sud degli Stati Uniti: il Southern rock.
All’inizio degli anni ’70 la diffusione di questo stile fu per gli Stati Uniti l’equivalente dell’esplosione rockblues in Europa avvenuta pochi anni prima. Una sferzata salutare ad un panorama musicale stagnante grazie ad un mix di genuino entusiasmo, orgoglio ruspante, vitalità inesauribile ed ovviamente un sound eccitante, pieno di calore, talvolta duro e graffiante oppure melodico e sentimentale, ma sempre schietto e sincero nel valorizzare la filosofia di vita della gente Sudista. Un tipo di mentalità rurale ed un po’scorbutica sempre visto con malcelato disprezzo dalla critica Europea (ed in parte anche da quella Usa..), che ha dovuto forzatamente accettare il successo straordinario delle formazioni di punta, lodandone la purezza rock, ma rivalendosi astiosamente a spese dei gruppi minori stroncandoli “a prescindere”.
Proprio l’incontro tra le radici country e rhythm’n’blues Americane e l’hard blues Britannico, unito ad un’attitudine jammistica mutuata dal movimento hippie-psichedelico può definire la struttura portante di questo genere, dato più volte per morto e sepolto, ma che miracolosamente riesce sempre a rifiorire con testarda costanza.
Muddy Waters e Willie Dixon, Cream e Free, Led Zeppelin e Greateful Dead, le fonti alle quali si abbeverarono giovani musicisti profondamente radicati nel proprio territorio ed in una realtà campagnola inchiodata a tradizioni secolari, completamente opposta alla frenesia metropolitana ed alla mentalità cosmopolita. Questo spiega l’iconografia che da sempre accompagna il southern, a volte perfino difficilmente decifrabile come i continui richiami alla voglia di libertà, all’individualismo, al fastidio per ogni tipo di regolamentazione o costrizione, uniti quasi in antitesi ad un granitico patriottismo a tinte forti che talvolta sfiora quasi la xenofobia. E poi paludi e praterie, lavoro duro e sbronze epocali, Guerra di Seccessione e amori eterni, e su tutto il senso di appartenenza ad una terra, ad una famiglia, che per noi Europei un po’cinici, un po’snob ed un po’girovaghi è sempre parsa abbastanza infantile e retrograda.
I giovani Statunitensi non si sono comunque posti soverchi problemi a determinare un grande successo per il Southern, specialmente durante gli anni ’70 e la prima parte degli ’80, con tre formazioni a fare la parte del leone elevate al rango di vere rockstars: The Allman Brothers Band, The Marshall Tucker Band e Lynyrd Skynyrd.
Sono proprio quest’ultimi ad essere più comunemente indicati come simbolo del genere e, causa le loro tragiche vicende, ad entrare nell’olimpo delle leggende.
Trentacinque milioni di dischi venduti, canzoni immortali, una parabola fiammeggiante bruscamente interrotta dal destino e ripresa positivamente molti anni più tardi, i Lynyrd hanno sempre rappresentato il volto duro del southern, la versione ruvida ed aggressiva di questo stile.
Si formano nel 1970 a Jacksonville, Florida, il primo nucleo comprende il vocalist Ronnie Van Zant, i chitarristi Collins e Rossington, ed il batterista Bob Burns. Il moniker è la storpiatura del nome di un loro professore di ginnastica, Leonard Skinner, col quale avevano avuto contrasti. Colgono da subito successi proponendo il loro aspro boogie rock nel circuito dei piccoli locali e con un paio di 45 giri. Rifiutano di firmare con la Capricorn, l’etichetta dei sudisti, preferendo accasarsi con la MCA. Nel 1973 esce il loro debutto (Pronounced Leh-nerd Skin-erd) che contiene inni memorabili come “Gimme three steps”,“I ain’t the one”,“Simple man” e soprattutto “Freebird”, la canzone più famosa del southern, ed è subito uno straordinario successo di vendite e la consacrazione a portabandiera del movimento.
A distanza di un anno esce “Second helping”, con il gruppo che da un lato aumenta la potenza sonora schierando una portentosa armata di chitarre, visto l’ingresso del terzo solista Ed King, dall’altro conferma l’eccelso livello di songwriting amalgamando mirabilmente energia hard e superlative ballate romantiche, con la voce alcolica di Van Zant a dare quel particolare segno inconfondibile.
L’opener “Sweet home Alabama” è la “Smoke on the water” del southern, una pietra miliare nata come risposta a quella “Southern man” di Neil Young che lanciava accuse di razzismo alla gente sudista, orgoglio e fedeltà alle proprie origini trasudano da ogni nota e da ogni parola di questa stupenda canzone, più volte sfruttata anche da Hollywood per importanti films. Altro grande classico è la dura e rabbiosa “Workin’for MCA”, cavallo di battaglia sempreverde nei torridi concerti.
Gli slow blues “I need you” e “The ballad of Curtis Loew”, altro episodio antirazzista, mostrano con intenso trasporto il lato intimista e struggente della band, mentre “Swamp music” la ritroviamo oggi mimetizzata in certe produzioni di moderno southern-stoner. “The needle and the spoon” e la cover di J.J.Cale “Call me the breeze” altri due episodi storici, sospesi tra blues ed hard rock, con le chitarre che ruggiscono selvagge in un turbine di assoli travolgenti.
Un disco senza punti deboli, un capolavoro vero premiato con una lunga permanenza nella classifica Statunitense.
Da quel momento l’ascesa dei Lynyrd fu inarrestabile, vagoni di dischi venduti, concerti oceanici, fama, successo.
Ma un tragico destino li attendeva al varco. Tre giorni dopo la pubblicazione dell’ottimo “Street survivors” (1977) Ronnie Van Zant, Steve Gaines (sostituto di King), sua sorella Cassie (corista) e tre roadies muoiono in un incidente aereo nel Mississippi.
E’ l’inizio della fine di questa band. Dopo un periodo di sbando tra alcool, droga ed altri decessi, si sciolgono ed entrano nella storia del rock. “Play hard and live fast..” era il motto di questi rednecks e lo hanno seguito fino in fondo. Negli anni ’90 il gruppo si è riformato…ma questa è un’altra storia. Lunga vita al Southern rock.

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