Evidentemente i
Venator ci hanno preso gusto!
La band austriaca (proveniente da Linz), con il nuovo
Psychodrome, uscito sempre per
Dying Victims Productions, decide saggiamente di replicare la medesima formula del debutto
Echoes From The Gutter, caratterizzata da un metallo tipicamente ottantiano (già dall’artwork volutamente pacchiano, ma incisivo) con pochi fronzoli, tutto pelle, borchie e sudore, con una produzione leggermente nostalgica, ma soprattutto, puntando tutto su impatto e passione.
A conti fatti, la scelta dei Nostri paga, rivelandosi vincente, perché il disco, cosi come il precedente, sebbene in alcuni tratti stilisticamente suoni un pò scolastico, alla lunga, convince.
Le tracce di
Psychodrome non lasciano molto spazio all’immaginazione; si tratta di composizioni essenziali, dirette, veloci e taglienti; un “mordi e fuggi” di assoluta efficacia, che si snoda attraverso 10 brani che atteschino facilmente al padiglione auricolare dell'ascoltatore, in cui sembra di sentire, reinterpretati in chiave moderna e con ritmiche leggermente più sostenute, una miriade di bands affermatisi in quell’indimenticabile decennio dorato, purtroppo sempre più lontano.
Il disco infatti, è un concentrato di richiami classici: dagli immancabili
Judas Priest (
Steal The Night, Children Of The Beast) e
Iron Maiden (
The Final Call), ai
Running Wild (
Radar), passando per
Metal Church (
Race To Glory),
W.A.S.P. (
Ravening Angel) o
Queensrÿche (
Dynamite, Fear The Light), fino ad arrivare addirittura ai primi
Megadeth (
Astral Seduction). Tutta questa commistione di influenze, viene impreziosita dalle chitarre mordenti di
Anton Holzner e
Leon Ehrengruber, ma anche dalla voce, energica e istintiva, di
Hans Huemer.
Certo, va riconosciuto che, negli ultimi anni, di uscite discografiche in ambito “New Wave Of Traditional Heavy Metal”, ne abbiamo avute in abbondanza e oggettivamente, anche di qualità superiore rispetto a
Psychodrome; tuttavia, è altrettanto vero, che finché ci saranno lavori cosi vivaci come quello in questione e bands genuine come i
Venator, la fiamma del metallo vero, che arde ormai da quasi mezzo secolo, non si affievolirà, ma anzi continuerà a riscaldare i nostri cuori, esposti sempre più pericolosamente ai potenti venti dell’appiattimento musicale, sociale e culturale che sembrano soffiare sempre più forti al giorno d’oggi.
Pertanto, ben vengano album cosi, ne abbiamo bisogno!
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