E' il corso del tempo che ha reso il giusto onore a questo british rock trio formatosi nel 1969 e che pubblicò questo primo LP nel 1970, registrandolo ai mitici Abbey Road studios di Londra. Le premesse erano più che ottime, e le referenze di tutto rispetto: Gustafson, cresciuto artisticamente nelle bands di Liverpool, suonava spesso al Cavern (luogo che diede i "natali" ai Beatles), mentre Robinson e Underwood avevano già fatto qualcosa insieme, prima di incontrarsi con Gustafson negli Episode Six, il cui singer per un certo periodo fu tale Ian Gillan, passato poi ai Deep Purple con Roger Glover (e pare che fu proprio Underwood a raccomandarlo a Ritchie Blackmore), la band si proponeva di essere al passo coi tempi in modo da poter competere alla pari di ELP, Led Zepppelin, Deep Purple, Procol Harum, Cream, supportati da una label come la Harvest (allora una sorta di filiale della più potente EMI) pubblicarono l'LP ed il singolo "Black sheep of the family", a cui ne fece seguito un altro con due brani inediti (inseriti come bonus nella ristampa in CD). Le critiche furono subito molto buone, e la band partì subito per un tour in USA, che a causa di una mancata campagna promozionale si rivelò un disastro, intanto anche le vendite del disco stentavano a decollare, così che nel 1971 viene dichiarato
lo scioglimento. Col passare del tempo, le poche copie stampate del vinile assumono quotazioni sempre più elevate tra i collezionisti, così che nel 96 la Repertoire lo stampa in CD con l'aggiunta delle due bonus già menzionate.
A suo tempo ingiustamente sottovalutato, "Quatermass" è un lavoro grandioso, maturo ed originale quanto basta per farlo piacere sia ai fans del progressive più classico (ELP, Yes) che agli amanti dell'hard rock anni '70 (Deep Purple, Led Zeppelin), due generi che trovano una perfetta armonia in tutti i brani: da quelli più "diretti" e di facile presa ("Black sheep of the family", coverizzata poi dai Rainbow, e "Make up your mind", rock puro e semplice con tanto di complessa parte strumentale dove primeggia il mitico Hammond e lo stile ELP), a quello di ispirazione hard-blues, "Post war, saturday echo" (introdotto alla grande da un solo di tastiere da far invidia a Keith Emerson, con un ritmo che si sposta dal blues all'hard rock alla Led Zeppelin con tanto di incedere vocale in stile Plant ), al rock'n'roll misto a prog di "Gemini" alla breve ballad barocco-rinascimentale "Good Lord knows", per arrivare alle strumentali "Laughin tackle" e "Punting", che danno modo al trio di avventurarsi in una sorta di jam session dagli infiniti stili e cambi di tempo (blues, funky, psichedelia, pop sinfonico, prog, rock), non manca come da copione anni '70 uno strepitoso drum solo a metà strada tra Carl Palmer e Ian Paice, mentre il cantato di Gustafson (che anche con il basso dimostra di saperci molto fare) ricorda un po' Robert Plant e Paul Rodgers.
Un disco che riesce in ogni brano ad evitare di cadere nel tranello delle pomposità magniloquenti e negli sproloqui tipici di gruppi come ELP, mantenendosi entro certi limiti di tempo nelle parti strumentali.
Cosa restò dei Quatermass? Mick Underwood si unì ai Peace (band di Paul Rodgers) nel 1971, per poi unirsi alla band di Gillan nel '79, Gustafson formò i Bullet con ex-membri degli Atomic Rooster, per poi fare da session man per Steve Hackett, Ian Hunter, Bryan Ferry, Gillan, mentre Robinson si avventurò nel progetto jazz-rock Brand X, tra le cui file militò anche Phil Collins come drummer. A noi ora resta quest'unica e magnifica testimonianza.
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