Copertina 8

Info

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Genere:Black Metal
Anno di uscita:2016
Durata:35 min.
Etichetta:Indipendent
Distribuzione:Indipendent

Tracklist

  1. SIDE A - RUBEDO
  2. INTRO INSTRUMENTAL
  3. L'OBLIO DELLE OSCURE ACQUE DEL FIUME LETE
  4. OPERAL NERO, NIGREDO
  5. DESOLATION
  6. 70 D.C.
  7. SIDE B - NIGREDO
  8. L'ULTIMO CANTO DEL LUPO
  9. SEALS
  10. L'UMANO SUICIDIO (ISTIGAZIONE)

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Nel 2016, a distanza di ben 7 anni dalla prima, e ottima uscita discografica targata Won ("La nebbia dell'antica religione"), esce in modalità indipendente, in formato cassetta limitato a 88 copie, il primo full-length del gruppo: "MMVI-MMXVI".

Rispetto all'esordio, qui i blacksters romani ci propongono un lavoro basato su uno stile leggermente più articolato, cercando di includere nel proprio sound oltre alla tipica furia iconoclasta del Black scandinavo anche le sue sfumature atmosferiche, impreziosite da un'aura Depressive di matrice burzumiana che di tanto in tanto si affaccia con prepotenza.
Sì tratta di un LP senz'altro più stratificato e, se possibile, ancora più vecchia scuola per quel che riguarda la produzione, dove il feeling analogico viene magicamente riprodotto.
Indubbiamente, per essere apprezzato, "MMVI-MMXVI" necessita di qualche ascolto in più, sia per via della sua (ovviamente) maggiore durata complessiva rispetto all'EP di esordio, che per l'ambizione dei musicisti di svincolarsi da proposte rigide e inserirsi in un contesto capace di abbracciare la fiamma nera da una prospettiva – nei limiti dell'attitudine ortodossa dei Won – più ampia ed elevata.

"MMVI-MMXVI" è un'opera che non potrà non far la gioia di ogni vero amante della nostra musica… Dove tra l'altro non si trova esclusivamente devastazione sonora, bensì spiritualità e tensione verso il divino. Non casualmente vorrei concludere con un mio slancio interpretativo – delle cui possibili inesattezze e di ogni altra cosa mi assumo la responsabilità: scrivo questo visto che non ho i testi a disposizione – che forse rappresenta più un atto di significazione personale che altro, tratto da un'osservazione della tracklist e da quanto riesco a comprendere dall'ottimo scream in lingua madre sfoggiato dal singer.

Con "MMVI–MMXVI" – in cui il lato A porta la dicitura Rubedo, e il B Nigredo – i Won potrebbero mettere in scena un percorso dal valore iniziatico, dove il processo alchemico è deliberatamente invertito: il Rubedo – simbolo del compimento – apre il disco, mentre il Nigredo – disgregazione e morte – lo chiude. A mio avviso, non si tratta di un errore: bensì della possibilità di un'azione volontaria, un deliberato atto di "Rivolta Contro il Mondo Moderno".
L'opera nefasta del mondo della dissoluzione integrale è già completa: a noi non resta altro che facilitare il termine di tale processo di caduta innescato dal materialismo liberale dell'uomo dei tempi ultimi. Un'azione di nichilismo attivo propedeutica al ritorno – nel minor tempo possibile – alla grandezza originaria: Le Origini.

Sempre seguendo la via di un'interpretazione particolarissima, possiamo prendere il riferimento al "70 D.C." (titolo della quinta traccia) come uno degli snodi centrali: la presa di Gerusalemme da parte di Roma, guidata dall'imperatore Tito, con l'eventualità di leggerla, in questa sede, in chiave simbolica, come l'equivalente della distruzione di un centro spirituale decaduto, materialista, incapace di trascendenza. Contro l’escatologia orizzontale dell'orizzonte yahwista, si staglia la figura di Roma, archetipo dell’Ordine sacro e imperiale. Il che potrebbe richiamarci la memoria alla maestosa "L'Aquila" di "La nebbia dell'antica religione" (2009).

L'ascolto di "MMVI-MMXVI" ha suggerito al mio spirito un richiamo, una via di accesso all’uomo differenziato, il solo capace di attraversare, e accompagnare, la dissoluzione del mondo moderno, il Kaly Yuga, senza esserne contaminato. Non siamo di fronte a una fuga mistica, bensì a una forma di trascendenza guerriera, virile, verticale, che si ripercuote sui non pochi afflati epici contenuti nel disco.

Nel fondo della Nigredo, gli artisti potrebbero non risultare spettatori immobili, e passivi, bensì aspirare ad accelerare l’ineluttabile processo di crollo dei valori (si tenga presente la violentissima traccia "L'umano suicidio (Istigazione)"), non per disperazione: altresì per compiere, come insegna l'innominabile maestro della tradizione, quel gesto ascetico, eroico, che solo chi abbia decentrato il proprio Sé dalla materia a favore della trascendenza, e avendo ben chiaro per cosa val la pena lottare, è in grado di sostenere nel corso della notte dei tempi.
Forse soltanto allora potrebbe realizzarsi una vera Rubedo.

Ovviamente, tutto ciò è da intendersi esclusivamente come simbolismo iniziatico e mitopoietico, in linea con la logica del mitologhèma che sottende certa arte nera — la cui materializzazione effettiva, nell'eventualità, avverrebbe, inevitabilmente, per via del tutto spontanea.

Black Metal in its purest form

Recensione a cura di James Curzi

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